Rifiuti in sospeso tra calotta e porta a porta
Il percorso per decidere come superare i vecchi cassonetti, avviato a inizio anno, è alle battute conclusive, ma il finale ha visto un prolungamento inaspettato rispetto alle previsioni. Ad Aprica, la società di A2A che gestisce la raccolta dei rifiuti in città, era stato chiesto un raffronto operativo ed economico tra porta a porta e calotta. Sul più bello, quando l’azienda era pronta a presentare le ipotesi di costo dei due sistemi in commissione, il 16 ottobre, tutto è saltato.
Cos’è successo? Ufficialmente, la seduta è stata rinviata a data da destinarsi per «la volontà di sottoporre prima alla Giunta le proposte sui differenti metodi di raccolta dei rifiuti che poi, a breve, saranno presentati alla commissione», come recitava il comunicato della Loggia. In sostanza, secondo quanto trapela, c’è chi ha storto il naso di fronte ad un confronto giudicato poco imparziale. I vertici dell’azienda non hanno mai fatto mistero di preferire la calotta e sembra che questa inclinazione abbia influenzato i progetti presentati e i relativi conti economici. Conti che sono ora in fase di revisione per eliminare ogni possibile traccia di parzialità.
La pausa nel dibattito non significa comunque inattività. In questi giorni sono previsti incontri interni alla maggioranza, nella giunta, sindaco compreso, e tra consiglieri comunali. Momenti di confronto in vista di una nuova commissione che potrebbe arrivare tra circa due settimane.
Mercoledì, inoltre, l’assessore all’ambiente Gianluigi Fondra ha visitato insieme a due soli consiglieri comunali (l’invito era rivolto a tutti, ma ha raccolto scarso successo) gli impianti di recupero di Asti (vetro, gestito da Aprica) e Montello (organico e plastica, in mano a privati) anche per valutare le opportunità economiche industriali di un ciclo dei rifiuti votato al recupero del materiale, oltre la logica dell’incenerimento.
«Il conto economico è molto importante - ha commentato Fondra riferendosi alla scelta tra porta a porta e calotta -, ma non è l’unico parametro su cui si devono valutare i sistemi. Va tenuto conto dell’efficacia e dell’efficienza, non sulla base della percentuale di differenziata, ma su quella di riutilizzo e di riciclo».
Un dato che determina quanto si guadagna recuperando i rifiuti. Anche questo è materia di approfondimento: quanto valgono la plastica, la carta, il vetro e l’organico rimessi in circolo attualmente? Quanto potranno valere, con un sistema virtuoso?
Nell’ottica della Loggia, raggiungere il 65% di differenziata deve diventare un’opportunità economica, comprendendo anche un meccanismo di compensazione per chi separa meglio i rifiuti (più differenzi e meno paghi). Attualmente, il 38% su cui è ferma Brescia è peraltro falsato dalla presenza nel calcolo del verde derivante dallo sfalcio di parchi e giardini. Togliendolo, si arriverebbe ad un misero 23%.
Infine, l’obiezione legata alla presenza del termoutilizzatore («che senso ha differenziare se poi bruciamo rifiuti di altri?») non sembra destinata a reggere più: il sindaco Del Bono ha già dichiarato di voler diminuire il materiale incenerito, scendendo dalle 760mila tonnellate attuali. Questo, però, è davvero un altro capitolo.
Emanuele Galesi
e.galesi@giornaledibrescia.it
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