Rider e «caporalato digitale»: 12 controllati in centro, una irregolarità
Sono i rider. O per dirla in Italiano con espressione quasi impronunciabile «ciclofattorini». Sono l'esercito di addetti al cosiddetto «food delivery», vale a dire coloro che ogni giorno e ogni sera consegnano a casa di migliaia di bresciani pizze, cene, bibite e ogni genere di prodotti enogastronomici e non solo. Il tutto pedalando.
Proprio loro sono stati al centro di un'operazione nazionale dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro (Nil). E c’è anche un rider bresciano tra i 92 che in tutta Italia sono ritenuti responsabili della cessione di «account», vale a dire di utenza sulle piattaforme usate per la gestione di ordini e consegne.
I controlli
Dodici i rider complessivamente controllati in città nell’ambito della maxi indagine in tutti i capoluoghi di provincia e nei principali centri abitati dell’Italia finalizzata ad individuare forme di sfruttamento lavorativo realizzate attraverso la cessione delle credenziali di accesso alle piattaforme di food delivery per l’esercizio dell’attività di rider.
Ai controlli ha preso parte anche personale della Polizia Locale di Brescia: gli agenti si sono concentrati sulla verifica delle condizioni delle biciclette utilizzate e sulla corretta adozione di tutti i dispositivi previsti dal Codice della Strada per quelli che ancora il testo normativo inquadra come «velocipedi».
«L’attività rappresenta l’evoluzione delle verifiche avviate a cura del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Milano unitamente alla Polizia Locale del capoluogo nel settembre del 2019, a seguito del coinvolgimento di alcuni rider in incidenti stradali nella città di Milano anche mortali, e svolte al fine di acquisire informazioni sull’orario di lavoro, modalità di retribuzione, mezzi utilizzati, condizioni d’igiene e sicurezza ed altro, stante la mancanza di qualsivoglia tutela applicata agli stessi e alla non riconosciuta riconducibilità dell’incidente ad “infortunio sul lavoro”» fa sapere l’Arma dei Carabinieri.
Sfruttamento
Dai controlli è emersa l’esistenza di nuove forme di «caporalato digitale» attraverso l’illecita cessione di account. Gli account sarebbero registrati sulle piattaforme anche tramite l’utilizzo di documenti falsi e, successivamente ad avvenuto accreditamento, ceduti al rider che materialmente effettua la prestazione previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero da parte del caporale.
In sintesi, si verifica che gli account registrati e accreditati sulle piattaforme delle citate società di food delivery, verosimilmente gestiti dal presunto «caporale», vengano ceduti ad altra persona (rider) che materialmente eseguirà la prestazione lavorativa della consegna previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero operata dallo stesso titolare dell’account, con conseguenti ingenti profitti per quest’ultimo.
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