Riconosciuta sindrome di alienazione parentale, la bimba al papà
Il tribunale di Brescia ha riconosciuto la sindrome di alienazione parentale e su questa base ha deciso di affidare una bambina di dieci anni, residente in Franciacorta, al padre e non alla madre ritenuta «alienante». Si definisce sindrome di alienazione parentale il comportamento di un genitore che, soprattutto in fase di separazione, scredita l'altro genitore agli occhi del figlio.
Si tratta di una situazione che in Italia non è ancora regolata da un articolo del codice penale. In questo caso, la bambina, dieci anni, ha sempre vissuto con la madre. Da pochi giorni è stata invece affidata al padre in modo esclusivo. «È un uomo incapace di prendersi cura della bambina, che tra l'altro, terrorizzata da lui e dalla sua violenza, si rifiuta di vederlo fino a star male» commenta l'avvocato Francesco Miraglia, difensore della donna. Madre insegnante e figlia studentessa frequentano la stessa scuola in provincia di Brescia. «E ora è stato vietato persino che mamma e figlia si parlino e abbraccino. Quando si incrociano lungo i corridoi e nel cortile devono fingere di non conoscersi: ma è possibile?» aggiunge il legale pronto ad impugnare in Corte d'Appello la sentenza. «Anche perché - aggiunge - il comportamento alienante di questa madre è stato ampiamente smentito dalle perizie».
Secondo l'avvocato Miraglia «bastava leggere le parole che la bambina ha pronunciato a uno psicologo per comprendere il reale motivo di tanto rifiuto a frequentare il padre: da piccola lui la picchiava senza motivo, le diceva che la mamma non le voleva bene e queste parole le hanno fatto tanto male. L'imposizione della frequentazione del padre - conclude il legale - ha generato un profondo disagio emotivo e uno stato di ansia ogniqualvolta la bambina deve incontrarlo».
«Accusare questo padre di essere violento è allucinante. Siamo davanti ad una causa andata avanti sei anni e nella quale tre perizie dicono che la madre ha fatto il lavaggio del cervello e ha manipolato la figlia contro il padre». Commenta così invece l'avvocato Giorgio Tramacere, legale del padre che ha avuto in affido esclusivo la figlia di dieci anni dopo la decisione dei giudici bresciani. «In questa storia hanno perso tutti e ora siamo preoccupati per la salute della bambina», ha aggiunto il legale.
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