Riciclaggio a favore della 'Ndrangheta, 29 indagati e 14 arresti
Interessa le province di Brescia, Bergamo, Cremona, Asti, Imperia, Savona, Sassari, Torino, l’inchiesta Scarface dei carabinieri di Brescia, coordinata dalla locale Procura, che ha coinvolto una ventina di persone accusate di «associazione per delinquere» finalizzata al «trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, impiego di denaro beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici ed emissione di fatture per operazioni inesistenti», con l’aggravante – per alcuni – di aver tenuto la condotta «al fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose».
L’articolata indagine, avviata nell’agosto del 2017, ha accertato che il riferimento al vertice dell’organizzazione era Francesco Mura, un imprenditore italiano, pregiudicato, residente nel Bresciano, che insieme agli altri sodali (tra i quali alcuni già noti e censurati), sfruttava le vincite al Lotto per riciclare il denaro.
Mura era il collettore di ingenti risorse economiche, frutto anche di attività illecite, che provvedeva a riciclare attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, reimmettendole nel tessuto economico legale.
Tale sistema, garantendo l’evasione fiscale e la disponibilità di somme contanti sottratte al fisco, favoriva oltre che lo stesso soggetto anche esponenti di spicco della ‘ndrina Barbaro–Papalia di Buccinasco, rispetto alla quale, pur non risultando affiliato, può considerarsi contiguo, da qui la contestazione dell’aggravante di agevolare l’attività delle associazioni mafiose.
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