«Restano criticità, ma migliora la qualità dell’aria bresciana»
«Non posso obbligarti a fidarti di me. E se non hai fiducia, ogni tentativo di convincerti di come stiano effettivamente le cose è un buco nell’acqua». Le parole pronunciate del presidente di Arpa Lombardia, Stefano Cecchin, al termine della conferenza stampa sulla qualità dell’aria dell’agglomerato urbano di Brescia, organizzata ieri in Loggia, hanno un destinatario ben preciso: quella parte di mondo ambientalista bresciano che si ostina a guardare solo il bicchiere mezzo vuoto. Come dire: non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire. Che cosa? «Che la qualità dell’aria bresciana è in netto miglioramento - spiega Cecchin - e soprattutto che i nostri sono dati puntuali e specifici e i controlli sono costanti, definiti da standard nazionali e regionali. Le criticità ci sono - continua Cecchin - non vanno mai nascoste, ma per costruire si parte sempre dal positivo». E a dare il senso del «positivo» ci sono appunto le rilevazioni di Arpa.
Polveri sottili: a che punto siamo
Fermandoci solo alla città di Brescia, nel 2021 è stato rispettato ovunque il limite sulla media annua del Pm10 (40 µg/m3), con concentrazioni pari a 32, 31 e 30 µg/m3 nelle postazioni di via Tartaglia, Villaggio Sereno e Broletto. Nelle stesse tre stazioni invece (e queste sono le criticità) è stato superato il limite giornaliero del Pm10 con 55, 59 e 42 superamenti, rispetto al valore di legge imposto dall’Europa di 35 giorni all’anno consentiti.
«Tali valori - chiarisce Cecchin - rappresentano comunque un miglioramento rispetto al passato, quando venivano registrati anche più di 100 superamenti all’anno». Stesso discorso, sulla media annuale, vale per le Pm2,5, con i dati rilevati dalle tre centraline della città che analizzano questo inquinante, tutti sotto il limite normativo di 25 mg/m3: 18 giorni di supero in Broletto, 21 a San Polo, 22 a Villaggio Sereno. Se si esce dall’agglomerato urbano, anche la centralina di Darfo è sotto il limite di legge, con 21 giorni di supero delle Pm2,5 nel 2021.
Non solo Pm10 e Pm2,5: gli altri inquinanti
Se riguardo alle polveri sottili, i dati annui evidenziano una situazione uniforme sul territorio, diverso è il caso del biossido di azoto per cui i dati sono molto diversificati. Si va dai 24 µg/m3 di via Sabbioneta ai 41 µg/m3 di via Turati, unica stazione dell’agglomerato a superare nel 2021 il limite di 40 µg/m3. «Questa diversità non è casuale - ha spiegato Guido Lanzani responsabile dell’UO Qualità dell’Aria di Arpa - ma legata alla tipologia di inquinante che, a differenza del Pm10 e del Pm2.5, è molto più variabile sul territorio, in relazione alle emissioni da traffico che ne rappresentano la prima sorgente». Allo stesso modo, ma spostando l’attenzione all’intera provincia, si comporta il benzo(a)pirene i cui livelli massimi sono raggiunti nelle aree dove è più diffusa la combustione della legna, meno in città.
Altro inquinante monitorato è l’ozono che supera gli obiettivi previsti dalla normativa per la protezione della salute e della vegetazione su tutta la provincia. Non si sono registrate infatti ore di superamento della soglia di allarme, pari a 240 mg/m3, mentre, nel 2021, è stata superata la soglia di informazione (180 mg/m3) a Villaggio Sereno per sei ore, tre a Lonato, un’ora a Sarezzo e Darfo e nessuna a Gambara.
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