Residenze, botteghe e una serra per il futuro dell’ex Laminatoio Tempini
Adagiato nella vasta area compresa tra il Freccia Rossa e il Vantiniano, quel che resta dell’ex Laminatoio Tempini attende da anni di conoscere il proprio futuro. Se ne sta lì, carcassa vuota di un certo passato industriale e grande punto interrogativo nel cuore della città. Ma dove ci sono punti interrogativi c’è anche terreno fertile per gli ingegni, soprattutto se giovani e con lo sguardo proiettato al futuro.
Prova ne è il workshop «Vuoto futuro», organizzato al Mo.Ca dalla rivista milanese di architettura «Il Bugiardino» assieme all’associazione bresciana «Line culture», con l’obiettivo di immaginare un avvenire per i ruderi della grande industria metallurgica, un tempo tra le fabbriche più importanti della città. Per tre giorni, da venerdì a domenica mattina, quattro studi di architettura hanno dato vita ad altrettanti tavoli di lavoro assieme a trenta studenti e giovani professionisti, alternando al lavoro di progettazione al Mo.Ca ricognizioni nello spazio industriale abbandonato.
Full immersion
Il risultato di questa full immersion creativa è stato presentato ieri pomeriggio in piazza Tebaldo allo spazio «Edicola». Ognuno dei quattro gruppi ha lavorato su una singola sezione dell’ex Laminatoio, a partire dalle suggestioni offerte da quanto ne resta: lo studio «Park associati» ha immaginato che le vecchie volte del fabbricato potessero contenere una serra, «Warehouse», botteghe e residenze private, «SuperSpatial» un mercato coperto, mentre «Associates architecture» ha visto nell’unica parte senza copertura il recinto per un giardino.
Non si tratta di un progetto con conseguenze pratiche - nessun cantiere partirà al Tempini -, ma di un lavoro che mira a riportare l’attenzione sull’area dismessa: «Il tema è il riuso industriale, che abbiamo deciso di affrontare qui a Brescia, Capitale della Cultura, in un’area critica come il Comparto Milano», dice il direttore del «Bugiardino» Samuel Cima. «Noi speriamo - continua - che il Comune possa visionare il lavoro: abbiamo voluto proporre un nuovo modo, non accademico, per progettare il riutilizzo delle aree industriali».
Rilanciare il tema
Il progetto non è comunque avulso dalla fattibilità, come spiega Mattia Cherubini di «Line»: «Non siamo degli ingenui, il lavoro si basa sul piano attuativo fatto nel 2016 dal Comune, che prevedeva destinazioni d’uso per le aree da riqualificare, tra cui l’ex-Tempini. Siamo partiti da lì per far nascere una proposta che, anche se speculativa, può rilanciare il tema nel dibattito cittadino».
Il progetto vede la luce a Brescia, ma guarda ad altri «vuoti» urbani: il workshop è infatti il primo di quattro che nei prossimi anni si svolgeranno in ogni capitale italiana della cultura, per ripensare in ciascuna uno specifico spazio dismesso.
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