Regole, un "codice unico" solo in Valcamonica

Da diversi anni, in Valcamonica, vige un «Regolamento comprensoriale per la raccolta dei funghi», che detta alcune norme e stabilisce la necessità di dotarsi di un permesso per la raccolta. Nei 41 Comuni della Comunità montana - da Piancamuno a Ponte di Legno - per «andare a funghi» bisogna avere, oltre che un documento d’identità, anche un permesso giornaliero (costo 8 euro), settimanale (20 euro), mensile (40) o stagionale (70). Sono esclusi dal pagamento i residenti nei 41 Comuni e i nativi.
I permessi sono reperibili in una settantina di punti sul territorio, compresi bar e ristoranti, rifugi, alberghi, market, tabaccherie, campeggi e Pro loco. Il documento prescrive che non si possono raccogliere più di tre chili dall’alba al tramonto, solo a mano e senza strumenti ausiliari. I funghi vanno sommariamente puliti sul posto, senza asportare il terriccio sottostante. Grazie al regolamento, la Comunità montana introita ogni anno circa 120mila euro.
E nel resto del bresciano? La situazione è a macchia di leopardo. Solo in Valcamonica, infatti, c’è un documento unico. Per il resto o vige la legge regionale (che prescrive le medesime regole, ma non obbliga a munirsi di permessi) oppure ogni Comune ha emanato un proprio regolamento (come Pisogne, Collio, Bovegno, Magasa, Bione, Gardone Riviera e Pertica Alta). Col paradosso che i raccoglitori dovrebbero conoscere a menadito i confini tra i vari paesi e, magari, munirsi di più permessi. In Lombardia, oltre alla Valcamonica, solo la Valdiscalve e due Comunità montane del comasco hanno regole uniformi. Per il resto, conviene chiedere.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato