Regionali, Zambelli (Lega): «La Lombardia deve essere più competitiva e ricca di servizi»

Stefania Zambelli, nata a Salò nel 1971 dove ancora vive, è stata eletta nel 2019 al Parlamento Europeo, in cui siede con la Lega nel Gruppo Identità e Democrazia. Membro della commissione lavoro e affari sociali, di quella speciale per la lotta contro il cancro e quella sulla pandemia Covid-19. Dal 2009 al 2014 è stata vicesindaco di Salò.
Gli ultimi anni passati tra Salò, Bruxelles e Strasburgo. L’eurodeputata leghista Stefania Zambelli ha via via assunto un ruolo di punta anche nel Carroccio bresciano e ora si candida alle Regionali.
On. Zambelli perché ha deciso di candidarsi per la Regione Lombardia?
Un senso di responsabilità e orgoglio mi hanno spinta a candidarmi, perché voglio una Lombardia sempre più locomotiva non solo d’Italia, ma di tutta Europa. Voglio mettere al servizio della mia regione l’esperienza da eurodeputata, per creare un ponte tra il nostro territorio e Bruxelles: una Lombardia forte in Europa non può che giovare a tutto il Paese.
Dal 2019 è eurodeputato. Cosa porta in dote da Strasburgo?
L’Ue legifera oramai su quasi ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Mi piacerebbe per questo portare in dote l’esperienza maturata in numerose politiche europee che ci riguardano da vicino. Penso per esempio alle politiche alimentari: la forza dell’agroalimentare lombardo passa necessariamente dalla conoscenza dei meccanismi di Bruxelles e dalle battaglie che come eurodeputata ho portato avanti contro il dannoso sistema di etichette alimentari Nutriscore, che penalizza il Made in Italy, e l’eurofollia della etichettatura dei vini.
Altro tema che mi ha visto in prima linea è la disabilità: ho puntato con forza in tutte le sedi europee per dare attuazione alla Carta Europea della disabilità. Questa è diventata realtà in Italia, ma deve ancora vedere la luce in molti Paesi Ue. Sono tutti temi senza colore politico, sui quali l’Italia e le nostre regioni devono agire in maniera coordinata.
Quali sono le priorità per la Regione?
La Regione ha davanti a sé immense opportunità, grazie ai fondi del Pnrr e alle Olimpiadi del 2026. Penso ai temi della sostenibilità, delle infrastrutture e dell’innovazione tecnologica, temi sui quali siamo già all’avanguardia ma sui cui dobbiamo puntare con ancor più forza per continuare ad attrarre investimenti esteri ed essere sempre più connessi con l’Europa e il mondo. Altra priorità riguarda l’autonomia, su cui il Ministro Calderoli si sta muovendo molto bene. Dobbiamo sottolineare come l’autonomia non è una lotta Nord-Sud, ricchi-poveri, ma è un’opportunità che farà del bene a tutti i territori, a tutto il Paese.
E quali per Brescia?
In primis penso al turismo, la nomina a capitale della cultura non può che giovare alla città di Brescia e all’intera provincia, portando un valore aggiunto per l’intero Paese. In secondo luogo penso al sostegno alle realtà produttive, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese, alle botteghe e alle attività agricole, le più colpite dalla pandemia e dall’incremento dei prezzi dell’energia. Terzo penso alla sanità, che con il suo personale è già un’eccellenza, infatti 180mila persone all’anno vengono a curarsi da altre regioni, rafforziamola con la medicina di prossimità e territoriale. Infine un sostegno concreto a tutte le realtà sportive, luoghi e di aggregazione e formazione dei nostri ragazzi. Desideriamo un territorio sempre più competitivo, all’avanguardia, ricco di servizi per tutti i cittadini.
La Lega arriva all’appuntamento regionale con numeri e consensi che sembrano inferiori a quelli di 5 anni fa. Secondo lei cosa è cambiato?
La mobilità dell’elettorato è un fenomeno costante. Nel 2013 la Lega era al 4% a livello nazionale, nel 2019 al 34%. È di fondamentale importanza tornare a lavorare a partire dai territori, e la recente celebrazione dei congressi in numerose province va esattamente in questa direzione. Ma ora non ci interessano i sondaggi, l’impegno è massimo per portare a casa risultati al Governo ma soprattutto, qui in Lombardia, per il successo di Attilio Fontana e del centrodestra alle regionali. La Lega c’è e lavora nell’interesse dei lombardi, sempre.
Cosa pensa del Comitato Nord e del dissenso interno alla Lega?
Ritengo che la pluralità di idee e la dialettica all’interno di un partito non possano che giovare alla democrazia. Ci possono stare alcune sfumature di posizioni, tutto però deve poi trovare una sintesi, e questa sintesi ci viene data dal nostro segretario federale Matteo Salvini, attorno a cui tutto il partito si deve ricompattare.
Come vede il rapporto con Fratelli d’Italia e Forza Italia?
A livello regionale abbiamo governato la Lombardia per 23 anni, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Uniti e senza inutili polemiche, come coalizione abbiamo portato la Regione ai primi posti di ogni classifica, creando un vero «Modello Lombardia».
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