Regionali, Pd: «In 28 anni la destra ha sfasciato la Lombardia, è tempo di cambiare»
Le carte a sorpresa in casa Pd, stavolta, sono due: l’alleanza con il Movimento 5 stelle e la destra in parte «sfoltita» dalla corsa solista del Terzo Polo a guida Letizia Moratti. Per questo i dirigenti bresciani che hanno scommesso sul progetto Lombardia democratica e progressista sfoderano un ottimismo coriaceo in vista delle elezioni regionali. Loro ci credono, la squadra ci spera: «Stavolta la partita è aperta, chi mai avrebbe pensato a una differenza di soli quattro punti con Attilio Fontana qualche anno fa? Si può vincere». Lo ripetono quasi come se fosse un ritornello scaramantico.
E a chi gli ha fatto notare che il debutto di questa formula politica, quella del campo largo progressista per arginare la destra, ha ottenuto un raccolto elettorale povero alle Politiche di settembre, il frontman del Psi Lorenzo Cinquepalmi ribatte che «se una scelta si basa su ragioni giuste, va portata avanti».
L’importanza di una sfida che - come sempre per la Lombardia - va al di là dei confini regionali è chiara a tutti: dopo la delusione del voto nazionale e in piena fase congressuale del Pd, il centrosinistra cerca uno spiraglio di rivincita nella Regione più produttiva del Paese. Qui ci sono tanti sindaci dem, ma da quasi tre decenni (ventotto anni, per la precisione) la trazione non solo è dall’altra parte, ma è anche (in chiave di rapporti di forza interni alla coalizione avversaria) sempre più a destra: il ruolo da regista è passato da Forza Italia alla Lega, dalla Lega a Fratelli d’Italia. L’eventuale vittoria di Pierfrancesco Majorino alle Regionali del 12 e 13 febbraio, insomma, sarebbe un bel colpo. Politico, certo, ma anche simbolico.
Sguardo all’Europa
«In questi giorni abbiamo misurato sul campo il malessere che i lombardi vivono: la pandemia non si è trasformata solo in crisi sanitaria, ma è diventata purtroppo anche crisi sociale. Servono nuovi modelli e nuove parole» spiega il segretario provinciale dei dem, Michele Zanardi.
Non solo sanità: per il centrosinistra ci sono pure altre fratture da riparare. Su una si sofferma Paolo Pagani (Art. Uno), che parla di «una necessaria riforma strutturale della Regione: la Lombardia, nel corso di questi ventotto anni a guida centrodestra, si è trasformata in un mastodonte burocratico che non ha alcun collegamento di progettazione e pianificazione col territorio. Si è costituito un sistema di potere clientelare ed è questo a fare sì che la Lombardia non rappresenti più il traino del nostro Paese». Per questo, secondo Lorenzo Cinquepalmi, è arrivato il tempo di «una sinistra schietta e riformista, una sinistra italiana sempre più vicina a quella europea. Sono certo che questa sia la cifra del futuro e sono convinto che la qualità delle nostre candidature sia il migliore contributo che Brescia può dare a queste Regionali».
L’alleanza tratteggia ventotto anni di segni meno, di inerzia, quasi di s-governo. Come mai, allora, la risposta elettorale è sempre stata opposta rispetto a questa lettura per tutti i 28 anni? Secondo Zanardi in primis perché «i cittadini, almeno fino alla pandemia, non avevano idea di quali fossero i servizi gestiti da Regione e non hanno consapevolezza di ciò che in questi anni è avvenuto», mentre Emilio Del Bono fornisce una chiave di lettura più politica. Spiega: «Io contesto questa tesi semplicemente perché il centrodestra non rappresenta la maggioranza assoluta in Lombardia. E lo si vedrà anche in queste elezioni: c’è una minoranza dei lombardi che sostiene Fontana. Il tema è proporre un’alternativa che tenga insieme il più possibile il campo di coloro che non sostengono questa maggioranza: ci stiamo avvicinando, c’è una massa critica che cresce, ma questo tema ce lo dobbiamo porre e dobbiamo attrezzarci per offrire un progetto migliore».
Cambio di rotta
La squadra bresciana schierata per fare incassare la vittoria a Majorino (qui gli ultimi sondaggi) vede come capofila proprio il sindaco del capoluogo, Emilio Del Bono, che usa la forza dei numeri per scardinare l’immagine di un centrodestra efficiente: «Serve un’alternativa secca, perché in questi anni la Lombardia ha perso 22.336 posti letto, quattro posizioni nella graduatoria Lea in cui era al primo posto, i tempi delle liste d’attesa sono passati da una media di sei mesi a un anno e due mesi. Se vogliamo un cambio di rotta di fronte a questo declino costante, bisogna cambiare. Ed è necessario, perché di anno in anno questa inerzia sta facendo arrancare la Regione».
A ricordare che resta centrale il dossier sanità ci pensa Marianna Dossena: «I cittadini hanno provato sulla propria pelle le mancanze del governo regionale. Il Pd non ha promesse ma proposte: abbiamo lavoro, idee e proposte». La consigliera uscente Miriam Cominelli punta i fari sull’ambiente, un tema tutt’altro che marginale per la Regione più inquinata d’Europa: «È urgente programmare azioni di contrasto alla crisi climatica. Sulla qualità dell’aria bisogna e si può fare ancora molto: in primis andando in Europa a chiedere più fondi per politiche serie, pensate e incisive». Gabriele Zanni, ex numero uno di Acb, è diretto: «Se dopo 28 anni le cose non sono migliorate, è tempo di cambiare. Il riferimento della Lombardia dev’essere l’Europa e i nostri dati sono molto inferiori rispetto a tutti gli altri territori comparabili per parametri». Luciano Corda (Psi) rimarca: «Potremmo essere una delle Regioni più avanzate d’Europa. Chi più capisce l’arretratezza della Regione sono i giovani, la generazione Erasmus che viaggia ed ha avuto modo di confrontarsi con coetanei di altre nazioni. Nella sanità siamo purtroppo vicini allo sfacelo, con la totale desertificazione dei servizi territoriali. Riorganizzarla è un dovere».
Carlo Panzera (Art. Uno) si sofferma sui tormenti delle zone montane: «Non avere il medico di base in paese significa vivere nel disagio, condizione che vale per trasporti, sanità e dissesto idrogeologico. Bisogna investire anche in Protezione civile: la montagna ha bisogno di manutenzione quotidiana». A reclamare più attenzione per il Garda è Giustina Bonanno: «Rappresento un’area che è stata spesso trascurata dalla Regione, così come non è stato tutelato il lago». Sostenere la formazione di giovani e donne. Insieme a Mattia Peluchetti (31 anni, docente di chimica, capogruppo a Sellero) Rakeb Tosio è la candidata più giovane (25 anni) e il suo focus è sulla «mancanza del raccordo tra formazione e lavoro: qui si va avanti a stage non retribuiti o mal pagati e si continua a non formare, negando così ai giovani di potersi davvero affacciare al mondo delle professioni». Infine, Uliana Pardelli (Psi) che mette il turbo all’ottimismo: «Sono certa che sapremo convincere i nostri cittadini: è arrivato il tempo di cambiare».
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