Regionali, Moratti a Brescia: «Avanti la ricerca su Caffaro e più fondi alla cultura»
Per lei è una sfida senza subordinate: «Corro per vincere». Ma se così non dovesse essere, con quale degli avversari potrebbe creare una maggioranza? «Corro per vincere», punto. Non lo declama con spocchia o snobismo, ma ti guarda dritta negli occhi e, semplicemente, te lo dice: per la madrina dell’Expo è un fatto. E a Letizia Moratti piace parlare di fatti. Lei la spiega così: «Io non sto girando la Lombardia per dire che tutto va male, come fa Pierfrancesco Majorino, o che tutto va bene, come fa Attilio Fontana. Io penso che si debba mantenere ciò che funziona, ma prendere atto di quali siano le questioni da migliorare». E di lavoro da fare, per colei che ambisce ad essere incoronata prima governatrice della Lombardia, ce n’è molto.
Ascolto
Un personaggio quasi letterario, Letizia Moratti: vestita di tutto punto, in giacca verde trifoglio e mocassino imbellettato da un decoro, si aggira nelle stalle, coccola le mucche con portamento quasi regale e pare quasi che loro s’inchinino a «sua maestà». A Brescia arriva all’infrangersi della mattinata e si parte (all’americana) sul pullman che strilla i suoi due slogan («concreta, dinamica, tenace come la Lombardia» e «di nuovo prima: la salute, la sicurezza, il lavoro, la Lombardia») per affrontare la Bassa Bresciana e i suoi dilemmi: la difficoltà di fare impresa e di trovare giovani pronti al lavoro, il brutto «pasticciaccio ambientale», le battaglie quotidiane di chi sceglie di vestire i panni dell’agricoltore nel 2023, la voglia delle differenti comunità religiose di sentirsi parte attiva della comunità sociale, territoriale e professionale.
Da Bassano Bresciano a Verolavecchia, da Poncarale a Calvisano, da Montichiari a Lonato, il pullman è diventato il suo ufficio. Se ne sta seduta in fondo, all’ultimissimo posto, con la sua «Gilda», una rana in vetro: si chiama come la figlia, è il suo portafortuna perché «è un animale lombardo, non va mai indietro ma solo avanti. E poi si adatta». Che ad accoglierla non ci sarebbe stato un bagno di folla si è capito immediatamente, dalle prime tappe, e non ha sorpreso nessuno. «Non è questo il senso di questo tour» confermano i candidati - in parte entusiasti, in parte ossequiosi, trasversalmente ottimisti - con Marina Paraluppi incollata alla leader, a farle da Cicerone. Non è un sopralluogo «accalappia voti», ma un viaggio di ascolto «per poter davvero andare a fondo dei problemi», un viaggio che viene descritto quasi come un’avventura epica (come «epica» sarebbe «la sua vittoria»).
Le ricette
La «Moratteide» è un poema che si scrive nel corso di ogni minuto a disposizione, il tempo viene spremuto fino all’ultimo secondo, anche sul pullman-ufficio dove «The Queen» non schiva le domande dei giornalisti, rispondendo con una schiettezza posata. Tipo: «Nella macchina regionale c’è un metodo di governo che è troppo basato sull’emergenza e non su analisi previsionali per conoscere le necessità Comune per Comune: io sono riuscita con fatica a farlo nella sanità e, ad esempio, so che nella provincia di Brescia la domanda sanitaria prevalente riguarda l’alzheimer e il diabete mellito di tipo 2. Come ho fatto in questo campo, lo stesso lavoro deve essere fatto negli altri: trasporti, formazione che dev’essere in linea con l’esigenza del mercato del lavoro e con i mestieri del futuro. In Regione ora si lavora a silos senza avere il quadro generale e senza connessione: manca un metodo».
Moratti punzecchia Fontana anche sul faccia a faccia per ora negato: «Io sono ancora qui che aspetto la possibilità di un dibattito per confrontarsi sui temi, senza contare che Fontana avrebbe dovuto fare un bilancio di fine legislatura». Al suo ex numero uno, The Queen vorrebbe chiedere «come intende affrontare la crescita, come intende gestire la sanità e i trasporti, perché io per tutti questi ambiti ho delle proposte e dei progetti ma ancora non ho capito quali siano i suoi». Delinea che «il re è nudo», come nella fiaba di Andersen, ma - con bon ton - non esplicita che quella nudità lo rende a suo parere indegno della corona. Parla come se avesse appuntato, nella sua parentesi da vicepresidente, tutti i meccanismi da «aggiustare».
Tanto che parlando della sua eventuale squadra futura, specifica: «Di certo saranno tutti profili competenti nei loro ambiti, non necessariamente tecnici o politici, ma con molta apertura mentale e disposti ad uscire dalla comfort zone». E i suoi primi cento giorni saranno incentrati su «tutti i provvedimenti necessari per garantire la crescita e per colmare lo scollamento tra la Regione e territori». A Brescia Moratti garantisce due impegni sul fronte ambientale: «Il benessere dell’ambiente è parte integrante della sanità. Sosterrò studi e ricerche che vadano a capire se ci sono degli impatti e come eliminarli, incluso quello del Mario Negri sulla mutazione dei Pcb e nel mio programma c’è la chiusura delle discariche sature e non a norma».Parla di aria, acqua, rifiuti, di «una mappatura del suolo per un minor consumo» e rilancia: «Ci sono tante misure che riducono l’inquinamento, sono trasversali e vanno dalle caldaie alle auto elettriche all’efficientamento del sistema trasporti». Ma parla anche della ferita della città, il Sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro: «Regione deve avere un ruolo più attivo e propositivo su questo fronte e con me lo avrà». Ultima fermata, nuove strette di mano. «Mi scusi, qui per noi il lavoro è un problema» richiama la sua attenzione un imprenditore. «Mi faccia vedere, mi spieghi: un esempio...». Lui la scorta, le espone i fatti. E a Letizia Moratti parlare di fatti, piace.
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