Regionali, Ghidorzi: «Vogliamo la Lombardia più sostenibile e inclusiva»

La candidata di Unione Popolare: «Siamo contrari all’autonomia perché è sbagliata l’idea di regionalizzare i diritti»
Mara Ghidorzi, candidata di Unione Popolare - Foto © www.giornaledibrescia.it
Mara Ghidorzi, candidata di Unione Popolare - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La sinistra dell’alternativa vuole tornare ad avere una rappresentanza politica in Regione. Per farlo si affida ad una sociologa quarantenne di Corsico che si presenta con il sorriso ed una lucida determinazione, Mara Ghidorzi. Quella che prima ha permesso ad Unione popolare di raggiungere le firme per candidarsi e ora mira a superare il 3%.

Come è stata la campagna elettorale?

Già aver raggiunto le firme per le candidature è stato per noi un fattore molto positivo, non è stato facile raccoglierle in tre settimane a ridosso delle vacanze di Natale. Questo primo passaggio ci ha dato forza e poi con il passare dei giorni è stato un crescendo, soprattutto grazie alla stampa locale. Risulta convincente anche il nostro messaggio di essere l’alternativa rispetto agli schemi fotocopia delle altre forze politiche. C’è interesse attorno al nostro progetto politico e questo potrebbe permetterci di raggiungere l’obiettivo di superare la soglia del 3% per avere almeno un consigliere regionale.

A chi vi rivolgete?

Credo che il nostro elettorato sia molto eterogeneo. Andiamo dal militante di sinistra, agli ambientalisti per arrivare ad un elettorato non classificabile ma che racchiudo nella categoria macrosociologica degli arrabiati e dei delusi della politica. Si tratta di persone che magari hanno già votato Movimento 5 Stelle, o Lega e che ora potrebbero votare per noi proprio perché siamo differenti dai tre poli. Alcune categorie vanno forse superate tra destra e sinistra e ha più senso distinguere tra chi rappresenta i ceti popolari e chi le lobby affaristiche o il ceto intellettuale progressista tipico delle grandi città.

Lei è candidata presidente per Unione popolare, un progetto politico di sinistra nato prima delle Politiche. Non teme che possa implodere come accaduto ad altri in precedenza, a partire da Potere al Popolo?

Averlo utilizzato per la seconda volta in continuità con le Politiche è un grande successo. Spesso in passato dopo un’elezione non soddisfacente i progetti svanivano ed ognuno tornava nel proprio recinto identitario. Questa volta invece ci ripresentiamo con lo stesso simbolo in Lombardia e in Lazio. Penso che ci sia la volontà politica per andare avanti anche perché se fallisce Unione popolare fallisce anche la sinistra dell’alternativa in Italia. Qui a Brescia per altro ci sono due nomi di spicco come Cremaschi di Potere al Popolo e Dino Greco di Rifondazione: loro stanno lavorando molto bene insieme ed è la dimostrazione che il progetto può funzionare. A questo aggiungo un civismo diffuso che ci sta guardando con interesse, che non ha una rappresentanza politica ma che vuole dare una mano al progetto.

Quale è la vostra idea di Lombardia?

Vogliamo una Lombardia che rimetta al centro un modello di sviluppo più sostenibile e inclusivo. La Lombardia è spesso narrata come la locomotiva del Paese, ma è anche la regione in cui ci sono le più grosse diseguaglianze in termini di reddito e di qualità della vita ed è anche la regione più inquinata d’Italia e alcune province sono anche tra le più inquinate d’Europa. Serve una vera riconversione ambientale e questo lo si fa non andando a proporre modelli di sviluppo che invece sono vecchi, anacronistici e che non tengono conto dei mutamenti climatici.

Ci può fare qualche esempio?

C’è il problema della cementificazione del territorio con un proliferare di progetti di autostrade e superstrade che distruggono paesi e terreni agricoli per la lobby del cemento. Questo si collega al secondo tema che è quello di una mobilità più sostenibile senza incentivare nuove grandi infrastrutture ma lavorando sull’esistente e mettendo in sicurezza il territorio con migliorie sulla viabilità locale. Il terzo tema è legato allo sviluppo industriale: la Lombardia aveva delle eccellenze anche sull’Ict adesso punta sui poli della logistica che porta ad un’occupazione di lavoro povero, precario e non sicuro. Le politiche di investimento dovrebbero essere rivolte a ricerca e innovazione. In questi anni siamo passati dall’eccellenza ad una regione che si basa sul basso costo della manodopera.

Cosa pensa dell’autonomia?

Pensiamo che sia sbagliata la logica di regionalizzare i diritti. Non ci possono essere ventitre tipi differenti di scuola o ventitre tipi di gestione del lavoro. Lo stesso vale per la sanità che già oggi è di competenza regionale e di cui vediamo gli effetti a partire dalle fortissime diseguaglianze territoriali. Non solo, all’interno della stessa regione abbiamo visto come questo processo abbia aperto alla privatizzazione. Non vorrei che estendere la autonomia a 23 competenze diventi la scusa per privatizzare altri ambiti. In sintesi pensiamo che scuola e sanità debbano avere un accesso universalistico e garantite a livello centrale.

Se Unione popolare dovesse portare consiglieri in Regione, quali saranno le vostre prime iniziative?

La prima cosa sarebbe aver accesso agli atti e a tutta la documentazione che oggi è negata ai tanti comitati ambientalisti che non riescono a vedere i progetti di impianti come il maxi depuratore. Quindi sarei la voce dei comitati e spingerei molto sulla trasparenza dei dati che oggi mancano a partire da quelli sull’aria. In Lombardia non sappiamo da enti terzi quale è la qualità della nostra aria, perché Arpa dipende dalla Regione e non è un organismo indipendente. Più in generale faremo pressione come non ha fatto in questi anni il centrosinistra sulla sanità e chiederemo l’istituzione di una commissione d’inchiesta regionale sulla pandemia per dare risposte ai tanti partenti delle vittime.

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