Regionali, Fausta Belluati (Unione Popolare): «Noi la sinistra vera»
Originaria di Leno, da dodici anni abita a Cigole. Classe 1974, sposata, di professione impiegata, Fausta Belluati ha esperienza diretta nel volontariato, un impegno che l’ha portata anche in Africa. L’appuntamento delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio rappresentano la sua prima esperienza da candidata.
Il suo nome apre la lista di Unione popolare a Brescia e segna in contemporanea anche il suo debutto in politica. Belluati parte proprio da questo dettaglio per descrivere la visione politica di Up: «Qui siamo tutti uguali e contiamo tutti allo stesso modo: sono capolista solo perché abbiamo scelto l’ordine alfabetico e anche da questo passa ciò che siamo, un gruppo composto da persone che crescono insieme, dal primo all’ultimo arrivato».
Come procede la campagna elettorale?
L’impegno per noi è doppio perché di certo non abbiamo gli strumenti e i mezzi degli avversari, ma siamo motivati e decisi: ci siamo divisi in gruppi e stiamo facendo volantinaggio dopo il lavoro. Vogliamo farci conoscere e fare conoscere il nostro progetto alternativo: la nostra è una vera campagna elettorale con e tra le persone.
Come mai ha scelto di candidarsi ora?
Sono sempre stata interessata ai temi socio-politici, ma mancava qualcuno in grado di andare al sodo dei problemi. In Up ho visto valori, ma anche soluzioni e alternative su questioni spesso dimenticate.
Quali sono i temi «dimenticati» dalla Lombardia finora?
Innanzitutto i salari: serve un salario minimo e inserire questo requisito nelle gare regionali, ad esempio, è possibile. La Lombardia detiene poi il triste record di morti sul lavoro: c’è la necessità di sistemi di controllo più efficaci e pene più severe per chi non rispetta le regole, in sostanza ci vuole una maggiore chiarezza nella giungla dei contratti. Credo che la Regione non abbia affrontato i temi della quotidianità.
Quali le battaglie sulle quali, se eletta, si impegnerà per Brescia?
Al primo posto c’è la sanità, perché la pandemia ha evidenziato come la gestione attuale faccia acqua da tutte le parti. Il modello Lombardia con la privatizzazione spinta, a scapito della sanità pubblica, non è più sostenibile: ci sono meno posti letto, meno ambulatori e meno personale e questo fa sì che ad accedere alle cure sia solo chi può permettersi di pagarle. L’accesso dev’essere garantito a tutti: per farlo bisogna ridurre le liste d’attesa creando un’agenda regionale a gestione pubblica, serve più medicina territoriale e bisogna abolire il ticket. Un altro tema al quale tengo molto è l’applicazione della legge 194 nella sua totalità. Chi vuole interrompere una gravidanza, anche a Brescia, oggi incontra grande difficoltà: dev’essere garantita una presenza minima di medici non obiettori.
Per attuare il vostro programma, da quali voci di spesa tagliereste i fondi?
La prima mossa è colpire l’evasione fiscale: sarebbe già una buona fonte. Molte altre misure si compensano rivedendo le scelte politiche: in Lombardia i soldi ci sono, basta tagliare gli sprechi e convogliare i finanziamenti dal privato al pubblico.
Proponete anche i trasporti pubblici gratuiti per gli studenti: come?
Togliendo il finanziamento alle scuole private: ci sono troppi soldi pubblici che oggi sono utilizzati per finanziare attività private in ogni campo, basta pensare alle grandi opere o manifestazioni.
Si riferisce alle Olimpiadi? Non le volete?
Assolutamente no, perché consumano suolo, favoriscono le speculazioni e rappresentano unicamente un guadagno per i privati. Al pubblico restano solo i conti da pagare e l’indotto non compensa i costi: Torino ne è l’esempio. Ci sono questioni più importanti da risolvere, come la casa, un diritto che non dev’essere negato: è lì che serve investire, bisogna riqualificare il patrimonio per garantire alloggi popolari e costituire un fondo di sostegno per la morosità. Stesso discorso vale per Trenord: serve una nuova gestione pubblica, perché se non si offrono buoni servizi le persone non abbandonano l’auto e non ci si prende quindi cura dell’ambiente.
In quale risultato sperate?
Siamo realisti: sappiamo di non poter vincere di fronte a dei colossi, speriamo di arrivare al 3% per poter fare finalmente una buona opposizione: vogliamo fare valere le ragioni della sinistra vera.
Il centrosinistra di Majorino non è «la sinistra vera»? Perché non vi siete alleati?
Perché quel che conta sono i fatti e a questa situazione ci hanno portato tutti loro: centrodestra e centrosinistra a diversi livelli hanno governato, alternandosi, per decenni e questo è il risultato: non c’è stato alcun cambio di rotta, è ormai evidente che vanno a braccetto. Noi ci sentiamo alternativi, non abbiamo nulla in comune con quei partiti, anzi: è più strano che loro non si siano presentati insieme...
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