Regionali, Ascani: «Il Pd bresciano modello a cui ispirarsi anche per le alleanze»
Vincere alle elezioni della Lombardia, da 28 anni roccaforte del centro-destra, per il Pd non è «missione impossibile». La vicepresidente della Camera, Anna Ascani, ieri a Brescia per un «aperitivo» al ristorante 31 Grammi con i candidati bresciani al consiglio regionale, non ha dubbi: «Vincere è possibile, lo dico col cuore. Moltiplichiamo gli sforzi in queste due settimane, raccontiamo la nostra visione e sono convinta batteremo il centrodestra a casa sua». I
Affiancata dal deputato del Pd, Gian Antonio Girelli ed introdotta dal segretario provinciale Michele Zanardi, con la presenza di molti dei candidati bresciani, la vicepresidente osserva che sul territorio s’è sperimentato un «modello» cui il Pd «dovrebbe ispirarsi anche a livello nazionale»: «Non a caso qui i sondaggi del nostro partito sono in controtendenza: c’è un ancoraggio alla realtà, un’aderenza ai problemi delle persone ed un progetto che parte dalle esigenze quotidiane dei cittadini. Avete lavorato duramente per realizzare un’alternativa credibile, costruendo alleanze: non sempre – ammette Ascani – con il Movimento 5 Stelle ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda; abbiamo dovuto metterci in discussione, ma era giusto farlo per un centro-sinistra più largo e forte».
Per quanto riguarda i pentastellati, nota a l’onorevole Girelli, va ricordato che «non siamo stati noi a rincorrerli, ma loro a rincorrere noi ed abbiamo condiviso una piattaforma programmatica molto chiara e innovativa, che converge attorno alla figura del candidato governatore Majorino». Chiaro che, lo riconosce Zanardi, questa per il Pd è un po’ «la partita della vita»: «Difficile, lo sappiamo, ma abbiamo messo in campo una lista competitiva, che rappresenta la voglia di cambiare. La fase congressuale ci permetterà in seguito di rilanciare la nostra azione politica a livello nazionale ed europeo».
Anna Ascani passa quindi in rassegna le «criticità» che, in questi anni, hanno presentato il conto ai lombardi, a cominciare dalla sanità: «Siamo per un sistema integrato, ma il diritto alla cura costituzionalmente dev’essere garantito a tutti. Il Covid ha dimostrato come lo schema di sanità del centro-destra non funzioni: manca la medicina territoriale ed una presenza capillare sui territori, capace di rispondere ai bisogni dei cittadini».
Sui trasporti: «Non è possibile che una regione come questa abbia una mobilità interregionale così devastante, si veda la situazione dei treni regionali che pure devono servire un’amplissima utenza di pendolari». Poi, la «nostra ossessione è la scuola – rimarca la vicepresidente della Camera, già viceministro all’Istruzione nel governo Conte –: abbiamo un sistema scolastico che, invece di ridurre le diseguaglianze, le alimenta e non è concepito come ascensore sociale. Ed un gap tra istruzione e formazione professionale mai colmato. Vale lo stesso discorso che per la sanità: in Lombardia grande attenzione per le eccellenze, che danno lustro e visibilità, ma per tutto il resto zero».
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