Reclutatori Isis:indagine partita dal 21enne di Vobarno

L'inchiesta della Digos è partita dai contatti Facebook di Anas El Abboubi, oggi ricercato. Misure cautelari per altre 3 persone
Operazione Balkan Connection: uno degli arresti
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C’è Anas El Abboubi, un giovane marocchino che era residente nel bresciano, all’inizio dell’inchiesta di Brescia sull’Isis. Il giovane era stato arrestato nel 2013 ma poi scarcerato dal tribunale del riesame. Appena libero è partito per la Siria, passando dall’Albania per riunirsi a gruppi jihadisti. Due degli arrestati oggi lo avrebbero conosciuto quando era in Italia e «raccolto il testimone» di reclutatori. 

Il gip di Brescia ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Anas El Abboubi, l'accusa è di «addestramento con finalità di terrorismo».

Il giovane aveva collegamenti con gli altri tre arrestati nell'inchiesta della Procura di Brescia sui reclutatori per conto dell'Isis.

Stando alle indagini, El Abboudi il 6 settembre 2013 era andato in Albania per raccogliere istruzioni per riunirsi a gruppi jihadisti in Siria. L'inchiesta è riuscita a ricostruire gli ultimi spostamenti in Italia del giovane marocchino residente nel bresciano e i suoi contatti prima di inserirsi nelle fila dello Stato Islamico, dove ha assunto il nome di battaglia di Abu Rawaha l'italiano.

«Oggi è una giornata importante - ha detto il capo della procura di Brescia - perché dimostra come gli investigatori e gli inquirenti mostrino attenzione verso questa nuova situazione, pur con carenze di risorse» ha affermato Tommaso Buonanno. Il magistrato ha spiegato che «nuovi elementi» sono alla base dell'ordinanza di custodia cautelare per Anas El Abboubi, combattente in Siria.

In tema di terrorismo di matrice jihadista, «vogliamo cogliere anche il minimo reato spia, perché non vogliamo trascurare nulla», ha spiegato il procuratore generale di Brescia Pierluigi Dell'Osso durante la conferenza stampa per illustrare l'operazione della Polizia di Stato che ha portato all'arresto di sospetti aderenti alla jihad. «Questo nella consapevolezza - ha detto Dell'Osso - che, in questi mesi in cui si tiene l'Expo, anche il piccolo fatto violento potrebbe fare il giro del mondo».

L'Autorità Giudiziaria di Brescia ha emesso tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di due albanesi, Alban ed Elvis Elzi, zio e nipote, il primo residente in Albania e l'altro in provincia di Torino, nonchè a carico di un 20enne cittadino italiano di origine marocchina, anch'egli residente in provincia di Torino. I primi due sono indagati del reato di reclutamento con finalità di terrorismo, il terzo - Elmadi Halili, di apologia di delitti di terrorismo, aggravata dall'uso di internet.

È stata inoltre perquisita un’abitazione in provincia di Massa Carrara. In cui, secondo le prime notizie trapelate, abiterebbe un cittadino tunisino che avrebbe avuto contatti ripetuti con i soggetti sottoposti ad ordinanza di custodia cautelare. Il tunisino potrebbe essere tra gli interessati al reclutamento. Per lui, al momento, non sono stati emessi provvedimenti.

L’azione di reclutamento, nella fattispecie, viene effettuata anche attraverso viaggi in Italia, come ha affermato il dirigente della Digos di Brescia Giovanni De Stavola. Si tratta di veri e propri viaggi organizzati per cercare di reclutare combattenti per la jihad

«L’organizzazione di questo gruppo, la loro capacità di entrare nelle cose non è limitata ai casi che abbiamo descritto: riteniamo sia una rete importante» ha aggiunto il direttore servizio centrale anti-terrorismo Lamberto Giannini. L’aspetto «piu inquietante», hanno spiegato gli inquirenti, «è l’attività di fishing (pesca, ndr) sul web».

Intanto, da Roma, si registra la soddisfazione del ministro dell’Interno Angelino Alfano, che si è congratulato per l’operazione con il capo della Polizia e direttore Generale della Pubblica Sicurezza Alessandro Pansa.
 
Oggi, si legge in una nota, per la prima volta è stata applicata la norma sui sospettati prevista dal decreto legge antiterrorismo, la stessa norma che viene applicata ai sospettati di mafia. È la conferma che il sistema di prevenzione sta funzionando.
 
Nel frattemo si registra l’incontro tra il vice capo della Polizia Fulvio della Rocca e il segretario generale dell’Interpol Juergen Stock. Sempre alla luce dell’operazione bresciana si è parlato di cooperazione di polizia e cooperazione giudiziaria.

 

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