Rapina da Barozzi: il caso è chiuso, il rapinatore non c’è

Le indagini non hanno dato un nome e un volto all’autore del colpo di febbraio a Brescia
Rapina al laboratorio orafo Barozzi Foto © www.giornaledibrescia.it
Rapina al laboratorio orafo Barozzi Foto © www.giornaledibrescia.it
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Le indagini non hanno portato a risultati apprezzabili, ma solo a sospetti che, a processo, sono destinati ad un probabile nulla di fatto. Di qui la scelta del pubblico ministero di chiudere il fascicolo, rimasto aperto a carico di ignoti, e chiedere la sua archiviazione.

È destinata a restare impunita la rapina della quale è stato vittima Manuel Barozzi, all’interno del suo laboratorio di orologeria in via Diaz, lo scorso 5 febbraio. Nonostante abbiano potuto lavorare con le immagini di videosorveglianza registrate dall’impianto del negozio e raccogliere dalla voce della vittima la descrizione di quegli attimi, gli inquirenti non hanno potuto dare un nome ed un volto agli autori del colpo. Bravi a coprirsi e a non finire mai in primo piano

Barozzi disse di essere stato colpito da una persona armata e legato ad una sedia, mentre il rapinatore si appropriava di orologi e gioielli presenti all’interno del laboratorio. Il noto gioielliere agli agenti, intervenuti poco dopo le 19 di quel sabato sera, riferì che il rapinatore aveva un accento dell’Est europeo e che non agiva da solo, ma che all’esterno del negozio poteva contare su un palo pronto ad avvisare in caso di pericolo, ma pronto anche a far scattare l’auto a colpo finito.

Le immagini a circuito chiuso del laboratorio, stando a fonti investigative, danno conto della presenza di una persona nel locale, proprio negli istanti dell’aggressione e la filmano mentre, senza controllare il suo contenuto, preleva una busta dal banco e se ne va. Al suo interno vi era un orologio da diverse decine di migliaia di euro.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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