Rapì il figlio di 4 anni, si difende: «La nostra giornata più bella»

Lo ha detto ieri nell’udienza del processo a suo carico per sequestro di persona aggravato, violenza privata e porto abusivo
L'uomo fu portato via dai militari, dopo ore di tensione - © www.giornaledibrescia.it
L'uomo fu portato via dai militari, dopo ore di tensione - © www.giornaledibrescia.it
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Voleva stare con suo figlio da solo, senza educatori o assistenti sociali. Voleva farlo in casa sua, a Roncadelle. E lo ha fatto anche se il tribunale dei minori lo riteneva pericoloso, usando una pistola per evitare qualsiasi reazione dell’operatrice. Ieri pomeriggio nell’udienza del processo a suo carico per sequestro di persona aggravato, violenza privata e porto abusivo di arma clandestina lo ha ribadito, spiegando anche «che quella è stata la giornata più bella che abbiamo avuto».

Marius Iulian Bruma, rumeno di 35 anni, nel pomeriggio del 5 ottobre del 2022 ha rapito suo figlio di 4 anni durante un incontro protetto e lo ha consegnato ai carabinieri solo a metà della mattina successiva.

In tribunale

Ieri pomeriggio, prima dell’esame dell’imputato, ha parlato la madre del piccolo, anche lei rumena, di qualche anno più giovane dell’ex compagno. La ragazza ha spiegato che «quando ho saputo che aveva preso nostro figlio lo ho chiamato al telefono, mi ha subito risposto e mi ha passato il bambino, era tranquillo e dopo lo spavento iniziale non mi sono più preoccupata». La donna ha anche confermato che «il bambino chiede spesso del suo papà e vuole passare del tempo con lui».

Interrogato Marius Bruma ha ribadito che per lui «la pistola era solo un pezzo di ferro, avevo tolto il caricatore e lo avevo nascosto nel quadro elettrico di casa, nessuno poteva trovarlo e usare quella pistola» e rispetto alle fasi in cui ha preso il piccolo ha spiegato «di aver solo fatto vedere all’operatrice della comunità la pistola dentro lo zaino ma di non averla mai estratta». Tornando poi alle ore del rapimento ha spiegato che «il bambino mi chiedeva sempre di stare insieme, mi diceva di nascondermi e di prenderlo quando la mamma non vedeva». Sul pomeriggio ha dato la sua versione: «Mi assumo tutte le responsabilità di quello che ho fatto, mio figlio ha capito cosa stava succedendo e io gli ho spiegato tutto. Per noi è stata la giornata più bellissima da tanto tempo, non ero una figura ma eravamo solo padre e figlio insieme».

La richiesta

Al termine dell’esame dell’imputato le parti hanno presentato le proprie richieste: il pubblico ministero Benedetta Callea, pur «riconoscendo che dentro ogni fascicolo c’è una storia umana, noi dobbiamo considerare i fatti ricostruiti». Sulla base di quanto emerso nel corso del processo la Procura ha chiesto una condanna complessiva a 6 anni e 4 mesi di reclusione, la parte civile si è associata e ha chiesto anche 20mila euro di risarcimento. La difesa invece ha chiesto di assolvere dalle accuse per il sequestro e l’arma e di riqualificare la violenza nei confronti dell’operatrice in minacce. Si torna in aula il 6 luglio.

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