Quota 100: a Brescia metà dei medici va in pensione, è allarme

Nel 2019, 222 medici di base su 712, potrebbero usare lo scivolo. Anche un quinto dei pediatri pronto a lasciare il lavoro
SOS MEDICI, LA META' VERSO LA PENSIONE
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A fine 2019 nel bresciano potrebbero mancare metà dei medici di medicina generale necessari. La causa? Quota 100, la riforma del sistema pensionistico varata dal governo che consente con 62 anni d'età e 38 di contributi di lasciare il lavoro.

In questa condizione si trovano oggi ben 222 camici bianchi, più del 30% del totale dei 712 medici di medicina generale presenti nel territorio dell'Ats di Brescia, cui si aggiungono sedici pediatri di famiglia in età pensionabile su 122 attivi. 

Oggi sono 83 i posti vacanti dei medici di famiglia (74 nel territorio dell’Ats di Brescia e 9 in quello della Val Camonica), ma con Quota 100 alla fine dell'anno i medici mancanti potrebbero essere più di 300. Un’eventualità questa che metterebbe in ginocchio il sistema sanitario provinciale. Un quadro in linea con quanto sta avvenendo nel resto del Paese, dove la carenza di medici è diventata cronica.

Se per l’anno in corso la situazione è preoccupante non va meglio se si guarda ai prossimi anni. Da qui al 2023 potrebbero lasciare l’incarico una media di 300 medici l’anno e, nell’arco del quinquennio, una ventina di pediatri l’anno. A preoccupare l’Ordine dei medici, sono proprio i medici specialisti la cui carenza è destinata a peggiorare a causa dell’assenza di posti nei corsi di specializzazione.

Se questo è il quadro della medicina generale, non va meglio negli ospedali. Per garantire i livelli essenziali di assistenza alcune Regioni come Molise, Veneto e Friuli Venezia Giulia sono ricorsi all’assunzione di medici in pensione negli ospedali pubblici. Una soluzione che, almeno al momento, non piace a palazzo Lombardia nonostante secondo stime di Anaao-Assomed, per il periodo 2018-2025 sia previsto un ammanco di 1921 medici ospedalieri nella nostre regione, duecento circa solo nel Bresciano. Altro tema è quindi quello del corso di laurea in medicina, a numero chiuso: che fare? Liberalizzare l’accesso o no? Una questione aperta di cui si discute.

 

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