Quirinale, Bazoli: «Si cerca l’unità, si andrà al quarto voto»

Il parlamentare bresciano: «L’autorevolezza di Draghi va preservata. Cartabia premier? Garanzia di continuità»
Il dem bresciano Alfredo Bazoli - © www.giornaledibrescia.it
Il dem bresciano Alfredo Bazoli - © www.giornaledibrescia.it
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Quando l’on. Alfredo Bazoli risponde al telefono è appena atterrato a Roma: ha un’ora di tempo per raggiungere i colleghi di partito e discutere, durante il vertice del gruppo Dem, delle prossime mosse da compiere e, soprattutto, per confrontarsi sul mosaico dei possibili scenari che da oggi in avanti andranno a disegnare (o, meglio, a designare) la figura del nuovo presidente della Repubblica. Un passaggio più delicato del solito, perché - chiarisce subito il deputato - «visto il momento che sta vivendo il Paese, c’è la necessità di garantire il clima di unità nazionale che si è faticosamente raggiunto attorno alla figura di Mario Draghi. Solo in questo modo si potrà infatti cogliere appieno l’opportunità del Pnrr: rompere questo clima sarebbe davvero delittuoso».

Che si tratti però di una vera e propria impresa più che di una semplice missione, specie visto che le trattative alla vigilia del voto paiono essere ancora in alto mare, Bazoli non lo nega: «Lo scenario è certo difficile: bisogna trovare un nome che garantisca il più ampio consenso possibile e che, al contempo, ci guidi nel segno della continuità e della stabilità della legislatura. Ma bisogna stare anche molto attenti a preservare la figura di Draghi». Ed è questa la chiave di volta più delicata: «Si deve usare cautela per evitare che in questo passaggio si possa mettere a repentaglio il ruolo del premier, altrimenti si rischia di vanificare tutto quanto costruito fin qui».

Un gioco a incastri che sembrava iniziato già da settimane, ma nel quale in realtà a fare sul serio si è iniziato solo da ieri, da quando cioè «è chiaro che la figura ingombrante di Silvio Berlusconi è uscita dalla scena». Ecco perché, secondo Bazoli, servirà tempo: «È inverosimile che si raggiunga l’intesa con le prime tre votazioni, perché oggi la larga unità che serve non si è ancora trovata. Se ne parlerà dal quarto tentativo in avanti» è il pronostico. Meglio che Draghi resti alla presidenza del Consiglio dunque? Non necessariamente. «Draghi in qualunque caso bisogna che ci sia - dice risoluto il parlamentare Dem -. Se vogliamo che resti dov’è bisogna trovare una figura di unità per il dopo Mattarella. Se però non si riesce, meglio che il premier vada al Quirinale, operazione che avrebbe il vantaggio di garantirgli per sette anni un ruolo nevralgico».

È chiaro che meno «caselle» si spostano, più è facile garantire la tenuta dell’attuale Esecutivo. Ma chi, in questa larga maggioranza potrebbe raccogliere il testimone dell’attuale premier? «Sicuramente una figura che abbia una linea politica in continuità, a partire dalle personalità che già siedono nel Consiglio dei ministri». Come il ministro della Giustizia Marta Cartabia? «Sì, una figura come lei sarebbe garanzia di continuità e non comporterebbe importanti rimpasti. A meno che non si trovi una personalità esterna, che sia però in grado di rappresentare tutte le forze politiche oggi alla guida del Paese».

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