Quello che suor Rosalina ha detto e la stampa non doveva sentire

Giornalisti esclusi, ma l’audio integrale della deposizione è arrivato in forma anonima in redazione
Suor Rosalina Ravasio - Foto © www.giornaledibrescia.it
Suor Rosalina Ravasio - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Con qualche uscita dialettale, «ma sét fo’?» davanti alle contestazioni, suor Rosalina Ravasio per oltre due ore ha raccontato la sua verità sui presunti maltrattamenti all'interno della comunità di recupero Shalom di Palazzolo per cui il sostituto procuratore ha chiesto l'assoluzione per i 42 imputati.

Giornalisti esclusi, ma l’audio integrale della deposizione è arrivato in forma anonima in redazione.

«È tranquilla suor Rosalina?». «Male non fare, paura non avere» comincia così il faccia a faccia con i giudici. «Non ho studiato gli atti, li ho letti per vedere le balle e per farmi una risata».

«Io lo so che sono un panda, ma sono orgogliosa di esserlo perché non faccio la mia attività per soldi» spiega la religiosa.

Poi il botta e risposta con il giudice. «Com’è che alcuni si sono sentiti maltrattati da lei?», «Non è successo niente», «Mi dà lei la chiave di lettura?» chiede il presidente. «Lì ci sono state proprio delle influenze esterne». «Sì, ma parliamo dei maltrattamenti. È vero che faceva spaccare la legna sotto l’acqua?».

«Ma figuriamoci - risponde suor Rosalina - letta da menti così borderline era una punizione, perché uno che fa fatica a fare il letto, figuriamoci... Se sentivano le voci che gli dicevano "devo siringarmi nel collo" io gli dicevo "scultem me, prima di siringat, fa na le mà"».

Poi risponde alla domande sulla Shalom. «Non abbiamo una comunità per tossici, ma una comunità di vita, ci mandano gente di ogni tipo, a volte siamo un cesso, ci scaricano di tutto».

Poi il riferimento al caso di Gianmarco Buonanno, il figlio del procuratore capo che è tra i denuncianti. «Facendo tutto gratis, sono liberissima dagli pseudocondizionamenti. Grazie al cielo faccio la suora e me ne frego dei cognomi, perché le regole nella mia comunità sono uguali per tutti. Del papà le devo dire una cosa. Una persona come Tommaso Buonanno, questo glielo posso giurare e spergiurare e stragiurare, mai e dico mai avrebbe lasciato il figlio non consenziente in comunità. Il ragazzo aveva problemi di natura psichica e miscelava droghe». E alla domanda, «come fa a saperlo?» risponde: «Lei sarà sgamato come giudice, io sono sgamata con i ragazzi».

«Molti ragazzi lamentavano che lei li tenesse svegli di notte. Più notti successive». Risposta: «Noi li facevamo stare su di notte quando cominciano a dire che sentono voci, che gli dicono di spaccare quello, di ammazzare quello... Nella nostra comunità, dottore, a differenza di altre comunità dove si suicidano, non è mai successa nessuna tragedia. La notte serviva a spostare il pensiero». «È vero che durante la preghiera del mattino lei annunciava le punizioni?».

«No» «Ha mai dato qualche schiaffo?» «No» «Qualche buffetto, no?» «No. Sulla guancia, no, al massimo puntavo il dito sulla loro fronte per dire "aziona questo cervello". Mai picchiati i ragazzi, anzi, rischio di prenderle io».

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