Quel principe azzurro tramutatosi in orco
Pensava di aver trovato il principe azzurro è finita invece nelle mani di un orco. Dalla favola dei primi giorni di relazione all’incubo di una notte intera sotto sequestro per mano dell’uomo che le ripetva «ti amo». Agnese (il nome è di fantasia) ha 22 anni ed è una studentessa universitaria a Brescia. Due settimane fa il suo amore tormentato si è chiuso con l’arresto del 31enne conosciuto in facoltà, una seconda laurea da conseguire a breve, e ora rinchiuso nel carcere di Canton Mombello.
Pensava potesse finire così?
«Mai e poi mai. Tra noi tutto era nato per un gioco di sguardi. Abbiamo cominciato ad uscire, sembrava un ragazzo buonissimo che viveva solo di studio e quasi imbarazzato nel vedere una ragazza».
E invece il suo atteggiamento è cambiato in poco tempo...
«L’attrazione è stata immediata. Mi sono lasciata trascinare, ma i suoi atteggiamenti non rispecchiavano quello che lui diceva».
Quando ha capito che le cose non andavano?
«Ha voluto subito presentarsi alla mia famiglia anche se io tenevo le distanze. Lui per questo mi diceva "non mi ami abbastanza". Dopo un mese è diventato sempre più morboso e sempre più geloso senza motivo visto che vivevo solo con lui. Ore e ore di litigate in auto. Prendeva le mie relazioni passate come un tradimento e poi era impassibile davanti al mio star male».
Perché non lo ha lasciato subito?
«Pensavo fosse solo innamorato ed ero convinta di avere io il coltello dalla parte del manico. Dal principe azzurro che sembrava all’inizio si era però trasformato in violento. Io ero ormai finita in una gabbia. Quando gli dicevo che se andava avanti così lo avrei lasciato anche se ero innamorata, mi faceva firmare dei contratti su alcuni tovaglioli. Lui scriveva che sarebbe cambiato e io dovevo controfirmare promettendo che sarei rimasta con lui».
Scene di una gelosia folle e di un rapporto malato...
«La situazione è diventata incontrollabile. Se non facevo come diceva lui mi accusava di non amarlo e non riuscivo ad uscire da questa situazione. Una sera c’è stato un litigio furibondo in auto e mi ha minacciato: "Ti taglio le dita". E tirava fuori il famoso patto: "Se vai via mi tradisci e tradisci il nostro accordo"». L’unico modo per poter uscire da quell’auto era garantirgli che la storia sarebbe andata avanti. Poi però ero riuscita a troncare la storia».
La tregua è durata poco...
«È sparito per un po’, ma verso al fine dell’anno è ricomparso e con una telefonata era riuscito a convincermi che era cambiato e mi ha chiesto un incontro in pubblico. "Ci vediamo in università e poi ti lascio stare a vita" mi disse. Mi ero lasciata convincere che non era pericoloso e ho deciso di riprendere la relazione. Era diverso per il primo periodo: nessuna gelosia fino ad una sera di gennaio».
La famosa notte del sequestro...
«Siamo entrati in casa sua e ha cominciato ad essere geloso. Si vedeva che voleva litigare per forza. Dagli insulti è passato alle minacce e ai ricatti. "Sei la mia fidanzata e fai tutto quello che ti dico io" mi diceva. I miei amici erano preoccupati e quella sera un compagno di corso mi aveva chiesto via sms se ero arrivata a casa sana e salva. In quel momento è andato fuori di testa, mi ha preso il cellulare e non me lo ha più restituito. Ha chiuso a chiave la porta della mansarda dove abita e ha cominciato a mettermi le mani addosso. Mi ha strattonata, poi ha tentato di strangolarmi. Ha spento la luce e mi ha presa a pugni. Era ossessionato dai litigi. Se si litigava voleva fare la pace e per lui fare la pace voleva dire avere un rapporto sessuale. Quella sera ero terrorizzata e non volevo. Piangevo, urlavo, mi mancava il fiato, ma lui ha fatto comunque».
Quanto è durata la sua notte da incubo?
«Dalle 3.30 alle 14.30 del giorno dopo. Ho avuto paura di morire. Quella sera ero convinta di morire. Mi diceva che voleva ammazzarmi perché non si fidava di me. Mi prendeva a pugni sulla testa: ad ogni colpo alla tempia vedevo dei flash ed ero convinta che al pugno successivo sarei morta. "Faccio tutto quello che vuoi ma lasciami uscire" gli gridavo.
Da quella casa è uscita solo il giorno dopo...
«Ha preteso che mi truccassi per mascherare i lividi e che andassi con lui al bar. "Dobbiamo fare come i fidanzati veri". Volevo solo andare a casa. Quando sono arrivata davanti ai miei genitori sono scoppiata in lacrime e mi hanno subito portata in ospedale. In quel momento ho trovato la forza di denunciare».
E il 13 febbario il suo ex è stato arrestato.
«Ero terrorizzata dall’idea di denunciarlo. O stavo con lui e continuavo a prenderle e lo denunciavo. Era già stato denunciato da una sua ex. Credo che prima di me almeno altre dieci ragazze abbiano vissuto parte di quello che ho vissuto io con lui. Non ho mai capito le donne che tornano dagli uomini convinte che siano cambiati, ma ho capito che con personaggi così reagire è impossibile e anche io mi sono fatta convincere. Ora che è in carcere provo un grande sollievo, mi sento più sicura ma comunque distrutta. Stare in una relazione del genere ti fa andare fuori di testa. Se si avvicina un’auto penso: "Ecco le persone che mi diceva che sarebbero venute a prendermi". Ora voglio solo riprendermi la mia vita».
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