Quei treni anni ’70 ancora in viaggio nell’era dell’Alta velocità

Sono 92 in Lombardia e buona parte circola sui binari bresciani E la «pensione» per i diesel è lontana
Le vecchie littorine diesel nel deposito di Cremona
Le vecchie littorine diesel nel deposito di Cremona
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Lavorano ininterrottamente da quarant’anni, ma per loro il momento di andare in pensione non è ancora arrivato. Sono treni Aln 668, vecchi diesel utilizzati ancora oggi non solo su linee non elettrificate come la Brescia-Parma o la Brescia-Iseo-Edolo, ma anche su linee elettrificate come la Brescia-Cremona. Incredibile a dirsi, ma nell’era dell’Alta velocità, in Lombardia sono ancora 92 i treni anni Settanta in circolazione. In particolare se ne contano settanta nel deposito di Cremona e dieci in quello di Iseo, dove ci sono anche due Aln 668 degli anni Ottanta e due locomotori D752 (anni ’70) di fabbricazione Cecoslovacca utilizzati per il trasporto merci. Buona parte di tutti questi convogli circola naturalmente su binari bresciani.

Gli Aln 668 sono vecchi ma hanno una tempra forte e sostanzialmente non si rompono mai: i guasti che si registrano sono piuttosto rari. Tuttavia più il tempo passa più aumenta l’usura di guarnizioni, filtri, serbatoio e tubature. E non è semplice installare sistemi di filtri antiparticolato. Insomma: i treni continuano a macinare chilometri, ma non sono propriamente il massimo dal punto di vista ecologico.

Alcuni sono stati sostituiti con treni diesel di ultima generazione, gli svizzeri Gtw della Stadler, ben più performanti. Ma in attesa di un ulteriore rinnovo del parco rotabile, per il quale occorrerebbe un investimento significativo, che cosa si può fare per ridurre le emissioni inquinanti? «Sicuramente c’è bisogno di adottare nuove tecniche manutentive prendendo esempio da vettori esteri - risponde Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia -. Vanno rimossi i residui carboniosi derivanti da incompleta combustione causata da pompe di iniezione, valvole e testate poco funzionanti. Vanno meglio decarbonizzati i motori, rimuovendo le morchie residue. Una manutenzione innovativa ridurrebbe i consumi, assicurando una migliore efficienza energetica e ridurrebbe l’impatto ambientale in termini di CO2, Nox e polveri fini».

Inoltre, prosegue Balotta, «non ci risulta che nelle officine ferroviarie venga fatta la bonifica periodica di serbatoi e cisterne e la decarbonizzazione dei motori. Avremmo preferito parlare di treni nuovi ma purtroppo, visto il perdurare di questa situazione, siamo costretti a parlare di manutenzione. Più efficienza energetica e minor consumo - conclude - ripagherebbero i maggiori costi manutentivi, per non parlare dei benefici effetti sulla salute che avrebbe la riduzione di emissioni polverose nocive». E in attesa di tempi migliori sarebbe già qualcosa. 

 

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