Quando c'era una sola Ideal Standard e si chiamava Radiatori

Prosegue il viaggio nella storia delle fabbriche abbandonate dietro via Milano, questa volta ricostruendo le origini dell'Ideal Standard
La distesa delle coperture dello stabilimento dell'ex Ideal Standard - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
La distesa delle coperture dello stabilimento dell'ex Ideal Standard - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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La terza storia delle fabbriche abbandonate dietro via Milano comincia con uno slogan: «Il solo sistema di riscaldamento pratico, economico, alla portata di tutte le borse».

È quello con cui l’American Radiator Company di Pittsburgh nel 1909 si propone di conquistare il mercato italiano aprendo la Società Nazionale dei Radiatori a Milano. Due anni dopo viene inaugurata la sede produttiva a Brescia, a Borgo San Giovanni: 50mila metri quadri, di cui 19mila coperti, su un disegno dell’ingegnere Giuseppe Navarrini, il nucleo iniziale di quella sopravvissuta come Ideal Standard.

La Radiatori produce caldaie in ghisa e termosifoni e si fa conoscere nel resto del paese grazie a un’intensa campagna pubblicitaria. «Gli operai la chiamavano la “fabbrica dei salti” perché la ghisa dei radiatori veniva raffreddata mettendola sotto la sabbia e gli operai la pressavano saltandoci sopra» racconta l’ex sindacalista della Fiom Osvaldo Squassina. Durante il biennio rosso la Radiatori viene occupata e nasce il prodotto simbolo dell’azienda, la caldaia «Ideal Classic», che ha subito molto successo e permette al sito bresciano di passare dai circa 500 addetti del 1925 ai 650 del 1938.

La Radiatori comincia a realizzare i sanitari nel ’29, quando viene aperta la sezione ceramica in cui si lavora la vitreus china, la porcellana vetrificata usata per la prima volta per sanitari di lusso.

Negli anni Trenta l’American Radiator Company si fonde con la Standard Co, dando vita all’American Radiator&Standard Co. Nel ’35 dagli impianti di Borgo San Giovanni escono per la prima volta i sanitari con il marchio «Standard», che l’azienda spinge con un uso massiccio della pubblicità sulle pagine di riviste e periodici. Il nuovo nome Ideal Standard viene deciso negli Stati Uniti nel settembre del 1947. Subito dopo la Seconda guerra mondiale lo stabilimento si amplia fino a 60mila metri quadrati: è la prima tappa di una nuova espansione, che raggiunge nel giro di pochi anni una superficie complessiva di 100mila metri quadrati.

Le torrette dell'ex Ideal a ridosso delle Case del Sole - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Le torrette dell'ex Ideal a ridosso delle Case del Sole - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it

Alla fine degli anni Cinquanta ci sono due sezioni separate: la fonderia di ghisa e la fabbricazione di sanitari. L’Ideal Standard vuole porsi come un’azienda dal welfare elevato: «Fu all’avanguardia – scrive Antonio Fappani nell’Enciclopedia Bresciana – col suo piano gratuito di pensionamento per operai e impiegati, per le sue opere assistenziali, cure montane, termali, marine per dipendenti e i loro bambini, con i suoi premi di efficienza, ecc. Sul luogo del lavoro le maestranze usufruirono di servizi, dalla mensa pressoché gratuita alle docce calde, all’aria condizionata, a tutti gli altri servizi igienico-sanitari». Nel 1970 arriva a occupare 1.500 persone.

È il 1978 quando viene creata una nuova società, la Ideal Clima, che acquisisce la produzione di apparecchi per riscaldamento lasciando all’Ideal Standard il comparto dei sanitari. Nel 1983 a Brescia restano 500 dipendenti, che vengono ridotti pochi anni dopo a 232 con l’automazione delle presse.

Nel 2007 nasce Ideal Standard International, società a capitale privato che annuncia la sua dipendenza dal gruppo American Standard Companies, dopo che il fondo di private equity americano Bain Capital acquista le quote di maggioranza della sezione Bath&Kitchen.

Investita dalla crisi economica, l’Ideal Standard di via Milano chiude nel 2009 dopo settimane di cassa integrazione per i suoi 120 dipendenti, un presidio fuori dallo stabilimento durato quasi sei mesi e diverse occupazioni. Il gruppo conta 1.740 dipendenti e cinque stabilimenti in Italia. L’ultimo ha chiuso a Trichiana, Belluno, nel 2021.

A breve l'Ideal Standard non dovrebbe esistere più. A gennaio è cominciata la demolizione di uffici e capannoni, ma di questo parliamo meglio nell'articolo dedicato al recupero di questa zona, per ora ancora sulla carta.

La seconda vita della Radiatori

Gli spazi dell'ex Ideal fotografati dal drone - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Gli spazi dell'ex Ideal fotografati dal drone - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it

Quella che fu la Radiatori sopravvive ancora un decennio con l’Ideal Clima, nata dallo scorporo della produzione di radiatori dell’Ideal Standard nel 1978. Inizialmente controlla varie società italiane nel metalmeccanico e nell’elettronico e fa più di 50 miliardi di lire di fatturato. Alla fine degli anni Novanta, l’azienda conta 540 dipendenti tra Brescia e Salerno, dove si trova un secondo stabilimento. I 7,5 milioni di investimento nel 2003 permettono di iniziare in città la produzione di radiatori tubolari in acciaio. Da quell’anno comincia un periodo di sofferenza che culmina nella crisi del 2008: viene dismesso il sito di Salerno e l’anno successivo è decisa la liquidazione della società.

Nel 2020 è iniziata la demolizione della porzione dell’ex Ideal Clima per costruire il teatro Borsoni, uno dei progetti del piano di riqualificazione di via Milano chiamato Oltre la strada, ancora da completare. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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