Quali sono i due nomi incisi quest'anno nel marmo del Famedio
Due figure che hanno fatto la storia della nostra città. E che per questo meritano di avere il nome inciso nel marmo del Famedio, l’edificio interno al cimitero Vantiniano che accoglie e tramanda il ricordo dei bresciani (di nascita o d’adozione) illustri.
La cerimonia dedicata a monsignor Bruno Foresti e a padre Rosino Gibellini si svolgerà il 9 novembre, giorno della posa della prima pietra del camposanto cittadino. A indicare all’Amministrazione comunale i due nomi, che andranno ad aggiungersi agli oltre cento già presenti, è stata una apposita commissione.
Chi era Bruno Foresti
Monsignor Bruno Foresti è stato Vescovo ordinario di Brescia per ben quindici anni. Nato a Tavernola Bergamasca il 6 maggio del 1923, era entrato nel seminario di Clusone a undici anni. L’ordinazione sacerdotale avviene il 7 aprile 1946.
Quindi diventa vicerettore e rettore del Seminario minore di Clusone e successivamente parroco di San Pellegrino Terme. Nel 1974 è il Papa Paolo VI a nominarlo vescovo ausiliare della Diocesi di Modena e Nonantola e titolare di Plestia. Il 12 gennaio 1975 riceve l’ordinazione episcopale nella Cattedrale di Bergamo dall’arcivescovo Clemente Gaddi.
Nell’aprile 1976 riceve la piena titolarità e la nomina di arcivescovo di Modena e di abate di Nonantola da Paolo VI. Il 7 aprile 1983 papa Giovanni Paolo II lo trasferisce a Brescia, dove prende il testimone di un altro bergamasco, mons. Luigi Morstabilini: l’ingresso ufficiale nella nostra Diocesi avviene il 18 giugno, Foresti mantiene lo stile che lo aveva contraddistinto a Modena: raggiunge le parrocchie anche più lontane alla guida della sua auto, si presenta senza particolari convenevoli alla porta dei parroci e dei sacerdoti, va spesso negli oratori. Il 19 dicembre 1998 presenta la sua rinuncia per raggiunti limiti di età.
All’inizio del 1999 si congeda da Brescia e si ritira a Predore, sul lago d’Iseo. Lì rimane fino al 2021, quindi viene accolto dalla casa di riposo Cenacolo Elisa Baldo di Gavardo, dove muore il 26 luglio 2022. Il 6 maggio di quest’anno il suo corpo è stato sepolto nel Duomo Nuovo.
Chi era Rosino Gibellini
Padre Rosino Gibellini, filosofo e teologo, ha dedicato tutta la vita allo studio e all’editoria. Nato a Gambara nell’estate del 1926, viene avviato a dodici anni al seminario della famiglia religiosa piamartina dall’allora curato di Gambara don Palmiro Tavini. Nei primi anni Sessanta frequenta la Pontificia Università Gregoriana a Roma, dove si laurea con il massimo dei voti e la medaglia d’oro con una tesi sul peccato originale. Quindi frequenta a Milano l’Università Cattolica, dove è allievo della filosofa Sofia Vanni Rovighi: la sua tesi di laurea è dedicata a Pierre Teilhard de Chardin.
Nel frattempo prende i voti e nel 1951 viene ordinato sacerdote tra i Piamartini. Segue le orme di padre Giovanni Battista Piamarta, fondatore della Congregazione religiosa della Sacra Famiglia di Nazareth, e inizia la sua attività nell’Editrice Queriniana, che proprio su volere del fondatore da stamperia tipografica si è trasformata in casa editrice. L’opera di Gibellini si inserisce nel filone che ha preso origine dal Concilio Vaticano II e che grazie a «Concilium» raggruppa i più grandi teologi venuti a Roma per partecipare ai lavori del Concilio in qualità di periti. Grazie a padre Gibellini le collane della casa editrice diventano punti di riferimento per gli studiosi di tutto il mondo.
@I bresciani siamo noi
Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato