Qatargate, via libera della Corte d'Appello di Brescia per consegnare la moglie di Panzeri al Belgio
Mentre l'inchiesta di Bruxelles sullo scandalo che ha travolto il Parlamento europeo si allarga individuando «altre persone verosimilmente coinvolte» in quella che il giudice istruttore Michel Claise ha definito «vasta organizzazione fraudolenta», la Corte d'appello di Brescia ha dato il via libera alla consegna al Belgio di Maria Dolores Colleoni, moglie dell'ex eurodeputato del Pd Antonio Panzeri, in cella in Belgio come il suo ex collaboratore Francesco Giorgi e la sua compagna nonché ex vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili per l’inchiesta ormai nota come Qatargate.
I giudici bresciani hanno accolto la richiesta contenuta nel mandato d'arresto europeo che spalanca le porte del carcere anche per Colleoni, dal 10 dicembre ai domiciliari, così come la figlia Silvia, la cui eventuale consegna verrà decisa domani. Il collegio, nonostante le questioni sollevate dalle difese, e le dichiarazioni spontanee da lei rese per dire che «mai sono state fatte vacanze da 100 mila euro» e che mai ha saputo degli «affari del marito», ha accolto l'istanza contenuta nel mandato di arresto europeo firmato da Claise.
Nelle lunghe e dettagliate motivazioni, contestuali alla decisione, la Corte ha posto una condizione: in caso di condanna definitiva, «la signora espierà la pena o/e la misura di sicurezza in Italia», hanno spiegato i suo avvocati, Angelo De Riso e Nicola Colli. «Valutiamo l'ipotesi di un ricorso in Cassazione» hanno aggiunto anche se comunque in Belgio, dopo un primo trasferimento in carcere «ci sono gli strumenti affinché ritorni a domiciliari». I difensori hanno tempo 5 giorni per impugnare.
Le motivazioni della Corte
Per i giudici della Corte d’Appello di Brescia «sussistono gravi indizi di colpevolezza» a carico di Maria Dolores Colleoni. Il collegio ha rigettato anche la richiesta della difesa di verificare il trattamento carcerario belga ritenuto che «non sono stati addotti gravi e persistenti problemi di malfunzionamento del sistema penitenziario».
Nel provvedimento con cui la Corte d'Appello di Brescia ha dato il via libera alla consegna al Belgio di Maria Dolores Colleoni, la premessa è «che la valutazione sul punto affidato all'autorità giudiziaria italiana dev'essere circoscritta a verificare che il mandato emesso all'estero per il suo contenuto intrinseco e per gli altri elementi raccolti in sede investigativa e processuale sia fondato su compendio indiziario ritenuto dall'autorità giudiziaria emittente seriamente evocativo di un fatto reale».
La Corte, oltre a ritenere che «non esistono condizioni ostative», ha replicato alle eccezioni sollevate dalla difesa: riguardo a quella di una eventuale doppia inchiesta ha replicato che «non ci sono indagini in corso in Italia» mentre in relazione all'ipotesi di violazione diritti umani ha sottolineato che si tratta di «valutazioni autonome dell'autorità belga (in cui c'è un ordinamento che garantisce comunque doppio grado di giudizio su tutti gli estremi)» e che Colleoni, che nelle sue dichiarazioni spontanee ha respinto ogni addebito, avrà la possibilità in quella sede di far valere le sue questioni.
I genitori di Giorgi
Intanto l'indagine che ipotizza mazzette versate da Qatar e Marocco a Panzeri e ai suoi complici per influenzare le decisioni dell’Unione Europea, e che ha portato al sequestro di circa 1.5 milioni di euro, si estende anche ai genitori di Giorgi. Gli inquirenti, che hanno pure acceso un faro su un conto in Brasile intestato all'ex segretario della camera del lavoro di Milano, hanno chiesto ai colleghi italiani di controllare Luciano Giorgi e Iole Valli, entrambi residenti in una villa ad Abbiategrasso, nel Milanese, dove peraltro la scorsa settimana sono stati trovati in una cassetta di sicurezza 20mila euro in contanti come ha riportato oggi La Verità, i coniugi Giorgi, in base all'ordine di investigazione europeo, vanno interrogati in qualità di indagati: nel mirino ci sarebbero alcuni bonifici partiti dall'Italia a favore del figlio per l'acquisto di un immobile a Bruxelles. Inoltre potrebbero essere effettuate verifiche su un bilocale da loro acquistato a Cervo, in provincia di Imperia, nel 2019.
La società e la casa
Mentre sono già scattati accertamenti (al momento hanno dato esito negativo) relativi alla commercialista Monica Rossana Bellini, consulente gestionale e finanziaria della coppia Panzeri-Colleoni, nel cui studio ha sede la Equaliy consultancy srl, la cui compagine societaria è intestata a padre e fratello dello skipper e alla stessa professionista, e ha finalità simili a quelle di una Ong. Anche su tale società si intende far luce assieme ai soldi cash consegnati a Luca Visentini da Panzeri, e che l'ex capo della Ituc giustifica come «donazione da Fight Impunity, per un importo complessivo inferiore a 50.000 euro».
E proprio a riprova di come l'inchiesta del giudice Istruttore Claise non sia circoscritta, oltre alle verifiche sulla casa di Cervinia acquistata nei mesi scorsi dall' ex dg di No peace without justice Nicolò Figà-Talamanca, forse riciclando i proventi della corruzione, c'è anche un fronte greco da esplorare a partire dai due immobili acquistati ad Atene da Eva Kaili e il terreno comprato con il suo fidanzato a Paros per costruire la villa dei loro sogni.
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