Pulcini schiacciati, «per i giudici non c'è reato»

L'azienda accusata di aver soppresso in modo illecito i pulcini non idonei replica: «i giudici non hanno ammesso il sequestro»
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Da un lato c'è la Procura della Repubblica che ha indagato formalmente quattro responsabili dell'allevamento di pulcini e un veterinario. L'accusa è quella di aver soppresso le piccole bestiole secondo metodi non idonei, cioè ricorrendo a una sorta di pigiatura, non dissimile a quella che viene praticata per l'uva. Circostanza per la quale il pm ha già richiesto anche il giudizio diretto degli interessati.

Dall'altra però c'è l'azienda. Che alla notizia replica puntando l'attenzione su alcuni aspetti ritenuti rilevanti: «Se, come apprendiamo dalla stampa, - si legge in una nota diffusa dai legali dell'azienda - il pubblico ministero ha ritenuto di esercitare l’azione penale, occorre evidenziare che nel corso delle indagini preliminari e proprio sulla scorta dell’attività di indagine compiuta dal pubblico ministero, la richiesta di sequestro preventivo dell’impianto aziendale venne rigettata dal giudice per le indagini preliminari e le successive impugnazioni del pubblico ministero sul punto sono state respinte sia dal Tribunale del Riesame che dalla Suprema Corte di Cassazione». Quest'ultima in particolare, adita dalla Procura, «con sentenza dell’11 dicembre 2014, ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, rimarcando la correttezza e legittimità delle prassi aziendali ed in particolare dell’impianto di cui si chiedeva il sequestro».

In altre parole, sottolinea l'azienda, ci sono già giudici che a diversi gradi hanno ritenuto non sussistente la necessità di un sequestro, non ravvisando - specificano i legali - la sussistenza del maltrattamento e della soppressione ingiustificata contestata dagli inquirenti.

 

 

 

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