Prostitute e cocaina in hotel, chiesta condanna a nove anni
Ha trasformato l’affittacamere di famiglia in un lupanare dove consumare sesso e cocaina. Un’accusa che rischia di trasformarsi in una condanna a 9 anni di carcere oltre a seimila euro di multa, tanti ne ha chiesti per lui il sostituto procuratore Benedetta Callea. Un’accusa che lui, 59enne albergatore rovatese, respinge con particolare forza. Tanta e scomposta al punto che il presidente del collegio Roberto Spanò, dopo averlo invitato più volte al contegno, si è visto costretto a far spegnere il suo microfono.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nel 2015 il 59enne consentiva a giovani prostitute dell’Est europeo di utilizzare le stanze del suo affittacamere per prostituirsi, pretendendo in cambio da loro una provvigione di 20 euro a cliente. «Tutte balle. I clienti in camera fanno quello che vogliono» ha provato a giustificarsi l’uomo.
L’albergatore è accusato anche di diversi episodi di spaccio. Secondo il pm che ha ereditato il fascicolo dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani, era in grado di movimentare discreti quantitativi di cocaina per volta, facendosi pagare con mobili, elettrodomestici e suppellettili.
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