Prodi a Brescia: «La pace si garantisce imparando a tollerarci tra diversi»
«La convivenza fra i popoli nella diversità è indispensabile per il futuro. La pace non si garantisce diventando tutti uguali, ma imparando a tollerarci fra diversi. Per il futuro è questa la strada, inutile farsi illusioni. E del resto la democrazia non si esporta con le armi, perché torna indietro». Sono parole dell'ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea, Romano Prodi, che oggi pomeriggio ha aperto la quinta edizione del Festival della pace. Salone Vanvitelliano stracolmo per l'incontro inaugurale della manifestazione promossa da Comune di Brescia, Provincia, Cantiere internazionale per il bene e la pace dell'umanità.
Il ruolo dell'Europa
Il tema affidato al prof. Prodi era «Per un futuro di pace. Il ruolo dell'Europa». Questo è il peggior momento storico dalla crisi dei missili di Cuba nel 1962, ha ricordato Prodi. Allora la situazione fu risolta attraverso il dialogo diretto fra Usa e Urss. Lo scenario internazionale e i rapporti di forza sono cambiati. La fine della guerra in Ucraina, secondo Prodi, è nelle mani degli Stati Uniti e della Cina. L'Europa non conta, «perché gli Usa sono i padroni assoluti» nel campo occidentale e «Putin dipende dai cinesi».
L'Unione Europea sta vivendo momenti difficili. La guerra, ha sottolineato Prodi, «ha prodotto una conseguenza politica importante: il riarmo della Germania, che è una democrazia seria e matura, ma quando si mettono sul bilancio della difesa cifre così grandi si crea una leadership dal punto di vista della politica estera». In questo modo la UE a due motori, Germania e Francia, diventa a un solo motore. Significa cambiare gli equilibri interni all'Unione. Nel mondo, ha sottolineato Prodi, le democrazie stanno perdendo terreno e attrattiva. «Oggi dobbiamo accontentarci di migliorare le regole di convivenza per vivere fra diversi, cercando di capire con realismo le cose che si possono fare».
Il Festival della pace prosegue fino al 26 novembre. «Il nostro scopo - ha detto il sindaco Emilio Del Bono - è riaccendere i riflettori su un mondo molto instabile. Non possiamo stare tranquilli se non sviluppiamo la cultura della pace».
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