Processo Ubi, la difesa: «La storia è dalla parte degli imputati»

Gli avvocati dei manager escludono l’ostacolo alla vigilanza. «Bankitalia sapeva tutto e vigilava»
Il tribunale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Basta conoscere la genesi di Ubi, il travaglio che ha scandito il processo di nascita della banca figlia della fusione tra Popolare di Bergamo e Banca Lombarda, per capire che le accuse mosse ai manager che hanno governato quella transizione, già processati e assolti in primo grado, sono destituite di ogni fondamento. Basta conoscere la sua storia per capire che non sussiste né l’accusa di un patto parasociale sottratto alla vigilanza di Bankitalia e Consob, né quella di un board occulto in grado di decidere del destino dell’istituto di credito, dall’esterno.

A sostenerlo, nel corso del processo di appello che si sta celebrando al Palagiustizia sono i difensori degli imputati, in particolare i legali degli amministratori e dei soci della «derivazione» bresciana di Ubi Banca. Il prof. Guido Alleva, avvocato di Giovanni Bazoli, ha messo in evidenza che di quel difficile travaglio, di quella accesa dialettica «Bankitalia fosse al corrente» e che le «avesse dedicato una sorveglianza rafforzata».

L’avvocato Stefano Lojacono, codifensore di Bazoli, ha criticato i continui cambi di prospettiva della pubblica accusa - «l’ultimo una settimana fa» ha detto l’avvocato – e evidenziato che, a fronte delle 14 prove utilizzate dal Tribunale di Bergamo per smontare il teorema accusatorio, il pubblico ministero «abbia provato a confutarne solo tre. Non mi pare – ha affermato - ci siano argomenti a sufficienza per ribaltare l’assoluzione di primo grado». 

L’avvocato Paolo De Zan, difensore di Pierpaolo Camadini e Enrico Minelli, ha criticato la strategia della pubblica accusa: «è stata quella – ha sostenuto - di cercare di puntellare un confuso e contorto capo di imputazione, mano a mano che se ne smembrava, sotto tutti i profili, la consistenza». Con riferimento ai suoi assistiti, l’avv. De Zan ha inoltre ricordato che «sono stati assolti dal Tribunale di Bergamo al pari di altri imputati quali componenti del Consiglio di Sorveglianza di Ubi, ma che per loro, e non per altri, l’accusa ha proposto appello senza tuttavia individuare con fondamento specifiche condotte censurabili a loro addebitabili».

Ultimati gli interventi delle difese, il processo è stato aggiornato al 17 aprile per le repliche, la camera di consiglio e la sentenza.

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