Processo Sana Cheema, tra i testimoni anche autorità del Pakistan
Nell’ambito del processo davanti alla Corte d’Assise di Brescia per l’omicidio di Sana Cheema, cittadina italiana secondo le indagini uccisa dal padre e dal fratello in Pakistan per aver detto no alle nozze combinate, i pm hanno citato tra i testimoni da sentire anche gli ufficiali di polizia giudiziaria pakistani. Si tratta degli agenti che avevano indagato in Pakistan e anche del medico legale pakistano che aveva effettuato l’autopsia dalla quale emerse che la vittima è morta con l’osso del collo spezzato.
Il padre e il fratello di Sana, deceduta nell’aprile del 2018 a 25 anni, sono stati assolti in patria per insufficienza di prove. I due uomini oggi vivono in Pakistan e non si sono presentati in aula.
«Non ci piacciono i processi senza gli imputati» ha detto il presidente della corte Roberto Spanò rivolgendosi al difensore del padre e del fratello di Sana Cheema. «Ricordo - ha aggiunto il giudice - che c’è un impegno della Procura e anche del collegio: se vengono in Italia non sarà in alcun modo disposta misura cautelare nei loro confronti».
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