Processo Cottarelli, il terzo atto bloccato tra Roma e Milano

La sentenza è del 30 settembre di un anno fa, ma ad oggi gli atti per fissare un nuovo processo non sono ancora stati trasferiti da Roma a Milano
COTTARELLI, NOVE MESI DI SILENZIO
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Dopo nove mesi tutto tace. Tanto è passato dalla sentenza della Cassazione che ha deciso che serve il terzo processo d’appello per stabilire se i cugini Vito e Salvatore Marino, siano gli assassini della famiglia Cottarelli, di Angelo, della moglie Marzene e del figlio Luca, uccisi il 28 agosto del 2006 nella loro villetta di via Zuaboni in città.

La sentenza è del 30 settembre di un anno fa, le motivazioni pubblicate a dicembre, ma ad oggi gli atti per fissare un nuovo processo non sono ancora stati trasferiti da Roma a Milano. “E’ una vergogna - ha detto Mario Cottarelli, fratello di una delle vittime -. Ci sono due persone libere (i cugini Marino, ndr) che o sono assassini in libertà come credo e innocenti che aspettano di conoscere il loro destino”.

L’avvocato di parte civile Sergio Arcai, davanti al silenzio romano ha scritto al presidente della V sezione di Cassazione. “Ho spiegato che nove mesi mi sembrano un tempo sufficiente per spedire un pacco di documenti da Roma a Milano” ha detto l’avvocato Arcai. “Ho chiesto al presidente di esercitare il suo potere per affrettare i tempi”.

Il nuovo processo d’appello rischia così di iniziare, se tutto va bene, tra un anno, vale a dire dieci anni dopo la tragedia della famiglia Cottarelli.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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