Processo ambulanze: «La legge aveva profili d’incertezza»

Depositate le motivazioni del proscioglimento dei vertici di Ats
Il caso. La vicenda riguardava i rimborsi chilometrici
Il caso. La vicenda riguardava i rimborsi chilometrici
AA

Il giudice lo ha messo nero su bianco. «Le erogazioni di somme di denaro erano funzionali alla realizzazione di interessi pubblici obiettivamente esistenti». È quanto scritto nelle motivazioni della sentenza sul caso dei rimborsi chilometrici delle ambulanze che trasportavano pazienti in dialisi.

Un’inchiesta che aveva generato uno tsunami nel mondo del volontariato bresciano con 29 associazioni finite sotto indagine così come i responsabili di Ats. Secondo la Procura le due parti si sarebbero accordate per presentare richieste di rimborso gonfiate per i viaggi delle ambulanze (casa del paziente-ospedale e ritorno) generando un danno erariale, tra il 2011 e il 2013, di oltre un milione e mezzo di euro nei confronti di Regione Lombardia.

Lo scorso 3 ottobre il processo di primo grado si è chiuso con tre condanne a dieci mesi, otto assoluzioni e la sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Scarcella, direttore generale di Ats, Colombi, direttore amministrativo all’epoca dei fatti, Azzoni, direttore amministrativo fino al 2016, e Vassallo, direttore sanitario.

«Nei loro confronti il delitto di peculato contestato deve ritenersi insussistente», ha scritto il gup Cesare Bonamartini. Se le due condanne per i rappresentanti legali di associazioni di volontariato sono state pronunciate perché ritenuti evidenti dai giudici i rimborsi gonfiati presentati, le assoluzioni sono invece scattate perché «la disciplina relativa ai trasporti dei pazienti presentava alcuni profili di incertezza circa i limiti del rimborso», si legge nelle motivazioni della sentenza.

«Ne consegue - conclude il gup - che non può dirsi certa la violazione di legge. Anche la delibera della Giunta regionale del 29 dicembre 2015 rende palese come in passato le previsioni di rimborso contemplate nel procedimento fossero praticate e come non vi fosse evidenza di illiceità delle relative disposizioni».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia