Processo a Massimo Bossetti: attesa per la sentenza
E' attesa per le 22 la decisione dei giudici togati e della giuria popolare su Massimo Bossetti, accusato della morte di Yara Gambirasio. In primo grado il muratore fu condannato all'ergastolo.
Fuori dal tribunale telecamere una in fila all'altra. Dentro al Palazzo di Giustizia la curiosità è tutta per l'aula 64, dove si decide il futuro di Massimo Bossetti. «Il vero show oggi è qui», commenta un magistrato lungo i corridoi del tribunale di Brescia dove il tempo in questa giornata di metà luglio sembra essersi fermato per lasciar spazio al processo dell'estate.
Ad ascoltare l'ultima estrema difesa del muratore di Mapello sono in tanti, ancora più numerosi della prima udienza. Le dichiarazioni spontanee dell'uomo condannato in primo grado all'ergastolo per l'uccisione di Yara Gambirasio spalancano le porte al dibattito nei corridoi sul possibile verdetto.
«Condannato: il presidente ha già deciso si è visto da come per tre volte ha chiesto a Bossetti di chiudere», dice una signora arrivata in aula con la figlia. «Abbiamo visto tutti i grandi processi.... Sarà ergastolo», è la convinzione di una coppia di settantenni bresciani, spettatori fissi dei processi
di omicidio.
La parola «assoluzione» non la pronuncia nessuno perché forse nessuno crede davvero in un ribaltone clamoroso. Nemmeno gli innocentisti, che hanno aperto una pagina Facebook a difesa di
Bossetti sostengono la tesi dell'assoluzione piena. In tanti però sono convinti che «alla fine la Corte concederà la super perizia». È la convinzione che va per la maggiore nell'immediata vigilia del verdetto. «Sarebbe l'unico modo perché sul caso non rimangano ombre», spiega un bergamasco in trasferta per seguire il processo. «Ma c'è ancora materiale genetico per effettuare nuovi esami?», chiede un altro presente in aula. «Sarebbe da fare, ma se poi non c'è possibilità di effettuare una perizia per assenza di materiale, come si fa a tornare indietro ed eventualmente condannarlo all'ergastolo?», è la domanda posta da un avvocato-spettatore che ha seguito parte dell'appello.
Un giudice, durante una pausa al bar del Palazzo di Giustizia prova a vestire i panni del collega chiamato a decidere su Bossetti. «Se uno è convinto non deve cambiare strada.
L'attenzione mediatica non influisce. Si allunga un processo se non ci sono elementi a sufficienza».
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