Preso con la droga in casa: è il suo 29esimo arresto

Nei guai 48enne di origini tunisine, da una vita in Italia, ma senza mai aver ottenuto il permesso di soggiorno
L'ingresso del carcere di Canton Mombello a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
L'ingresso del carcere di Canton Mombello a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Fossimo in ambito calcistico potremmo dire che è ad un passo dalla terza stella, simbolo del trentesimo scudetto. Ma siamo in aula di giustizia e il primato è tutt’altro che invidiabile. Ieri mattina è finito davanti ai giudici per il 29esimo arresto che ha subìto. Protagonista è un 48enne di origini tunisine, da una vita in Italia, ma senza mai aver ottenuto il permesso di soggiorno, e finito nei guai sempre per lo stesso motivo: droga.

«Sono irregolare in Italia, vivo da solo. Titolo di studio? Ho studiato poco. Non lavoro. Altre condanne? sì» ha detto in aula. Venerdì sera gli agenti della Polizia locale di Brescia lo avevano intercettato fuori dalla sua abitazione e quando l’uomo ha visto le divise ha cercato di allontanarsi. È così scattato un controllo in casa: in un borsello c’erano 3.200 euro in contanti mentre in un’altra zona del piccolo appartamento lo straniero aveva nascosto cocaina in sasso ancora da tagliare per poi essere confezionata in dosi da vendere nel fine settimana sulla piazza bresciana ed in particolare in centro città.

«Quei soldi non sono miei, ma appartengono ad un ragazzo attualmente detenuto che me li ha dati per conservarli. In quella borsa dove avete trovato il denaro c’erano anche documenti, non d’identità, del ragazzo» ha detto in aula il 48enne nel corso dell’udienza per direttissima. Poi ha ammesso: «La droga invece è mia». Il pm ha replicato: «La versione non credibile e visti i numerosi precedenti chiedo l’arresto in carcere, il sequestro del denaro e poi il nullaosta per l’espulsione». L’avvocato Paolo Inverardi ha provato ad opporsi chiedendo l’applicazione dei domiciliari con il braccialetto elettronico. Il giudice ha accolto la tesi del pubblico ministero e per il tunisino al 29esimo arresto della sua vita bresciana si sono, nuovamente, riaperte le porte del carcere.

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