Polveri sottili, smog e lockdown: l'Arpa fa chiarezza

L'inquinamento atmosferico è un fenomeno complesso che deriva da più fattori: per il Snpa resta l'esigenza di ridurre le emissioni
Smog e traffico a Milano - Foto Ansa/Paolo Salmoirago © www.giornaledibrescia.it
Smog e traffico a Milano - Foto Ansa/Paolo Salmoirago © www.giornaledibrescia.it
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L’andamento delle concentrazioni di polveri sottili nell'aria che respiriamo (Pm10 e Pm2,5), oltre che al meteo, è legato agli impianti di riscaldamento, in particolare quelli a biomassa, e alle attività zootecniche. Lo sottolinea il Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (Snpa) che unisce le varie agenzie regionali (Arpa), compresa quella lombarda. La precisazione tecnica sulle fonti dell'inquinamento atmosferico - a quelle citate vanno aggiunte il trasporto su strada e le attività industriali - aiuta a far luce sul dibattito di questi giorni relativo alla qualità dell’aria lombarda nel 2020 e al suo rapporto con il lockdown.

Di fronte al fatto che l’anno scorso non ci sia stata una riduzione dei valori delle polveri sottili (anzi, un aumento rispetto al 2019) l’assessore regionale all’ambiente Raffaele Cattaneo aveva dichiarato che «non c’è correlazione diretta e proporzionale tra l’andamento del traffico e l’andamento della qualità dell’aria». Cattaneo invita, insomma, a non demonizzare le auto. Ci si chiede come sia possibile che l’aria che si respira in Lombardia sia tra le peggiori d’Europa se le auto non c’entrano e se, guardando le scelte della Regione, nemmeno i reflui zootecnici hanno colpa. La Lombardia ha infatti anticipato la fine del divieto di spandimento dei reflui nei campi (in vigore da dicembre a fine gennaio) e da lunedì scorso gli allevatori hanno potuto tornare a spandere i liquami. Mettiamo per un attimo da parte le attività industriali (alcune senza dubbio inquinanti).

A unire i puntini su traffico, reflui, lockdown e qualità dell’aria ci ha pensato il Sistema delle Agenzie regionali per l’ambiente: «Il lockdown (...) non è stato sufficiente a compensare una meteorologia meno favorevole alla dispersione degli inquinanti, sia perché ha avuto luogo in un periodo dell’anno in cui le concentrazioni di Pm10 sono già di per sé poco elevate, sia perché i suoi effetti sul Pm10 sono stati relativamente contenuti, rispetto a quelli invece verificatisi per il biossido di azoto», scrive il Snpa. Il biossido d’azoto (N02) non è stato citato da Cattaneo, ma merita attenzione: deriva proprio dal traffico veicolare ed è parte rilevante dell’inquinamento atmosferico, considerato nel complesso cancerogeno dallo Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro). L’abbassamento dei valori di biossido di azoto e benzene durante il lockdown è stato notevole: nel 2019 Brescia, l’hinterland e parte delle valli s’attestavano intorno ai 150 microgrammi al metro cubo, scesi a un livello tra 70 ed i 90 microgrammi l’anno scorso, dice uno studio di Fondazione Univerde. Dunque, agire sul traffico serve.

Infine, Snpa chiama in causa impianti di riscaldamento, in particolare a biomassa, e attività zootecniche. Dai reflui derivano le polveri sottili di formazione secondaria: l’ammoniaca si combina in aria con gli ossidi d’azoto formando sali d’ammonio. La bassa lombarda concentra il 51% di tutti i suini e quasi il 25% dei bovini allevati in Italia. E il Snpa conferma «l’esigenza di ridurre su ampia scala non solo le emissioni dovute ai trasporti su strada, ma anche quelle dovute alla combustione di biomassa e alle attività zootecniche». Questo, al di là dei miglioramenti avvenuti sul lungo periodo considerando gli ultimi decenni: miglioramenti che, dicono i tecnici dell'ambiente, ancora non bastano, visto che Brescia, per fare un esempio, con 62 giorni fuorilegge supera ancora di molto la quota massima di 35 giorni di superamento dei valori limite di Pm10 nell'aria. 

 

 

 

 

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