«Politica e istituzioni devono ascoltare i pareri dei tecnici»
«Nel passato non c’è sempre stata la stessa attenzione al tema della durabilità di ponti, cavalcavia e viadotti. Strutture costruite secondo logiche e normative diverse e senza preoccuparsi troppo di quale sarebbe stata la loro vita, oggi presentano situazioni di degrado significative. Nel corso degli anni però le esigenze del mondo del trasporto sono radicamente cambiate ed è necessario tenerne conto».
Non usa mezzi termini nella sua analisi, a Brescia ma anche nel resto d’Italia, il professor Ezio Giuriani, docente emerito della facoltà di ingegneria e di Tecnica delle Costruzioni e da anni studioso e progettista di ponti, intervistato a poche ore dalla tragedia del crollo del Ponte Morandi.
Secondo lui «il tema principale oggi è quello della programmazione, non solo della manutenzione. In Italia le amministrazioni fanno programmazioni triennali ma per questo tipo di strutture servirebbe un orizzonte temporale decennale».
C’è di più: «Nel nostro territorio - aggiunge - si utilizzano ancora ponti che erano stati progettati all’inizio del secolo scorso, per sopportare carichi di 7,5 tonnellate. Oggi su strada viaggiano convogli che possono arrivare a 108, oltre dieci volte tanto. Come se non bastasse, nel corso degli anni la competenza di alcuni manufatti è passata di mano ad enti diversi e non sempre negli archivi si ritrova la documentazione tecnica che possa dare tutte le informazioni necessarie per una adeguata valutazione. A volte le amministrazioni locali si trovano a dover autorizzare passaggi di convogli su percorsi per cui non dispongono di tutta la documentazione».
L'intervista completa sul Giornale di Brescia oggi in edicola, scaricabile anche in formato digitale.
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