Pm10: scendono le concentrazioni, ma fuorilegge 1 giorno ogni 6
L’aria di Brescia resta malata. Ma un po’ meno di 15 anni fa. In tre lustri sono stati fatti passi avanti: le concentrazioni medie annuali delle polveri sottili sono ad esempio rientrate sotto la soglia d’allarme indicata dall’Europa. Resta che sono ancora troppi i giorni con valori di Pm10 oltre i limiti di legge (50 µg/m3): non dovrebbero superare i 35 l’anno, nel 2021 sono stati 59. In pratica un giorno ogni sei. Segno che c’è ancora molto da fare.
Ma pur tra alti e bassi il trend è comunque in miglioramento: basti dire che nel 2006 i giorni di supero avevano toccato il picco di 146. Fino a una decina di anni fa era fuorilegge un giorno ogni tre. Ora quel dato si è di fatto dimezzato.
In regione
«La qualità dell’aria continua a migliorare» spiega l’assessore regionale all’Ambiente Raffaele Cattaneo nel presentare i dati 2021. «La cosa può sembrare in contrasto con la percezione di qualcuno, ma lo dicono in maniera inconfutabile i dati scientifici elaborati da Arpa Lombardia». Per il quarto anno consecutivo, spiega l’assessore, la concentrazione media annua di Pm10 è risultata al di sotto del limite (40 µg/m3) in tutte le centraline Arpa. Stessa cosa per la concentrazione media annua di Pm 2.5, con la sola eccezione di Cremona, sopra la soglia di 25 µg/m3.
Il report
Il monitoraggio di Regione e Arpa riporta i dati delle polveri sottili (Pm10 e Pm2.5) e del biossido di azoto (No2), oltre che un focus sull’ozono. Non c’è solo la fotografia del 2021, ma l’andamento dei dati a partire dal 2002. Cosa che consente di fare una valutazione dell’andamento della qualità dell’aria, oltre le fluttuazioni annuali.
Lo scorso anno in città le Pm10 hanno superato 59 volte i limiti di legge. Meno del 2020 (61), ma più del 2018 (48) o del 2019 (53). Il trend resta comunque in calo, fanno notare da Arpa. Così come la concentrazione media annuale: prendendo sempre il dato peggiore del capoluogo a Brescia si è passati dai 53 µg/m3 del 2006 ai 41 del 2017 fino ai 32 del 2021.
Il report di Arpa permette anche un confronto con il resto del territorio lombardo, a riprova di come lo smog sia un problema dell’intero bacino padano, penalizzato dalla sua orografia: pochi venti e l’aerosol di inquinanti che ristagna nella grande pianura. Lo scorso anno si sono verificati 66 giorni di supero delle Pm10 a Cremona, 61 a Milano, 60 a Lodi, 55 a Mantova, 53 a Pavia, 46 a Monza, 41 a Como, 39 a Bergamo. Solo Lecco, Sondrio (19) e Varese (17) hanno rispettato il limite dei 35 giorni. Un po’ ovunque i giorni fuorilegge sono risultati in calo rispetto al 2020. Ma soprattutto il confronto con il 2005 mostra una riduzione che oscilla tra il 55% di Cremona e l’83% di Sondrio, con Brescia che registra un meno 56%.
I livelli degli inquinanti
Migliora anche il quadro delle pericolosissime Pm 2.5. Nel 2021 il valore limite annuale (25 µg/m3) è stato rispettato in tutte le stazioni tranne Cremona. A Brescia si è scesi a 22 µg/m3, con un taglio del 27% rispetto al dato del 2012. Da monitorare i dati del biossido di azoto, prodotto soprattutto dai motori diesel: nel 2021 Brescia (41 µg/m3) e Milano (44 µg/m3) hanno visto valori oltre il limite sulla media annua (40 µg/m3), pur con un «trend in generale miglioramento» rimarca Arpa. Più critici i dati dell’ozono (O3): superato in tutte le province lombarde il valore obiettivo di non più di 25 giorni oltre i limiti. Nel Bresciano 78 volte, a Lecco 90.
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