Pm10, mutazioni genetiche nei nostri bambini
L'inquinamento atmosferico è in grado di produrre mutazioni nelle cellule della cavità orale dei nostri bambini? La risposta è sì. «Nessun allarmismo, i dati bresciani sono sovrapponibili a quelli emersi in altre città molto inquinate» sottolineano i ricercatori. Ovvio, tuttavia, che trattandosi di salute, delle attuali e delle future generazioni, non è possibile adottare il detto «mal comune e mezzo gaudio».
I dati preliminari dello studio iniziato due anni fa nella nostra città vengono presentati oggi al convegno su «Aria e salute: gli effetti dell'inquinamento stmosferico sulla salute» (il programma in questa pagina). Lo studio coinvolge sei scuole dell'infanzia di tutta la città ed è stato effettuato nel corso di due stagioni invernali, quando la concentrazione delle polveri fini nell'aria è più elevata, dal gennaio 2012 al dicembre 2013, prendendo in esame 224 bambini di età compresa tra i 3 e i sei anni, residenti a Brescia e frequentanti sei scuole dell'infanzia comunali, distribuite in diverse zone del territorio urbano. Obiettivo del progetto «Respira» è quello di valutare alcuni effetti mutageni degli inquinanti atmosferici sulle cellule della cavità orale.
In sostanza, capire se esiste una possibile relazione tra l'esposizione all'inquinamento atmosferico e la presenza di danni al Dna (danno genotossico) che possano favorire nel tempo l'insorgenza di malattie croniche, come i tumori. L'analisi tende a verificare l'eventuale danno al Dna nelle cellule delle vie respiratorie derivato dall'esposizione agli inquinanti atmosferici.
Sebbene tutta la popolazione sia esposta, i bambini sono più vulnerabili degli adulti agli effetti dell'inquinamento atmosferico e, inoltre, i ricercatori ritengono che «il danno genotossico in età precoce favorisca l'insorgenza di malattie croniche in età adulta».
Allo stato attuale sono state concluse le fasi di raccolta delle cellule della mucosa orale nei bambini e dei campioni di particolato atmosferico. Sono disponibili i dati preliminari relativi alle analisi chimiche e ai test per lo studio del danno al Dna nel PM 0,5 raccolto in tre delle sei scuole e i risultati relativi ad uno dei due test di genotossicità nelle cellule di 152 bambini dei 224 totali, vale a dire quelli frequentanti tre delle sei scuole. Polveri sottili per cui, al contrario del Pm10, non ci sono limiti di legge riguardanti la concentrazione nell'aria.
Le analisi preliminari dei campioni ambientali mostrano che il particolato fine (PM 0,5) contiene numerosi idrocarburi policiclici aromatici e metalli.
Le concentrazioni degli idrocarburi policiclici aromatici mostrano valori sostanzialmente simili nelle tre zone considerate mentre la concentrazione di alcuni metalli (ferro, cromo, manganese, cobalto, nichel e vanadio) appare decisamente maggiore in una zona rispetto alle altre. Il PM 0,5 è risultato dotato di attività genotossica in cellule batteriche e animali, con una chiara relazione dose-effetto in tutte e tre le zone, senza differenze sostanziali nelle tre zone per le quali sono disponibili i dati».
I risultati preliminari relativi all'unico test per ora disponibile condotto sulle cellule prelevate dalla mucosa orale dei bambini indicano che il livello di danno al Dna osservato è simile a quello rilevato in altre realtà urbane, senza differenze significative nelle tre aree indagate.
In un prossimo futuro, al termine dell'indagine sarà possibile valutare la relazione tra l'esposizione agli inquinanti atmosferici e la presenza di danno genotossico nelle cellule della mucosa orale dei bambini inclusi nello studio.
Dunque, a lavori ancora in corso, emergono comunque elementi di preoccupazione. Anche se non è dato stabilire se le conseguenze sullo stato di salute dei bambini siano causate dall'inquinamento atmosferico dovuto al traffico o ad altri inquinanti presenti nell'aria.
Al progetto «Respira» (Rischio esposizione inquinamento aria atsmosferica) sta lavorando l'Unità di Igiene, Epidemiologia e Sanità pubblica afferente al Dipartimento di specialità medico-chirurgiche, Scienze radiologiche e sanità pubblica dell'Università degli Studi di Brescia, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria meccanica e industriale dell'Università, con il patrocinio del Comune e grazie al sostegno delle Scuole dell'Infanzia comunali. Lo studio è finanziato dalla Regione Lombardia e dal Q-Tech Research and Study Centre dell'Università di Brescia. È iniziato a gennaio 2011 e si concluderà nel dicembre 2013.
Anna Della Moretta
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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