Più vicini ai nonni: lo chiede «Il figlio del contadino»
Si intitola «Il figlio del contadino» il corto per sensibilizzare sulla tematica dell’abbandono degli anziani. Un’opera in dialetto bresciano e sottotitoli in italiano che ha l’obiettivo di smuovere la coscienza, soprattutto dei più giovani, sul ruolo degli anziani nella nostra società. A realizzarlo è stato il borgosatollese Matteo Berta, laureato allo Stars indirizzo Cinema alla Cattolica di Brescia, con l’aiuto del fratello Francesco, noto compositore, che ha diretto il corto e ha ideato le musiche.
La storia è quella di un contadino che si occupa dell’attività del padre che è ormai impossibilitato a gestirla. Il padre viene tenuto nascosto nel solaio degli attrezzi, ha subìto delle mutazioni ed è divenuto un mostro; metafora di come vengono considerati gli anziani in molte famiglie soprattutto in questo periodo storico. «La componente sovrannaturale suggerisce allo spettatore che, nell’universo di questa storia, a un certo punto gli anziani diventano solamente delle vittime sacrificali perché si trasformano in qualcosa di aberrante.
Quindi il "fare come fanno tutti" è una analogia all’abbandonarli in strutture o lasciarli soli a se stessi - spiega Matteo Berta, che è il protagonista -. Il corto è metaforico e soggetto a diverse interpretazioni. La mia idea iniziale è stata quella di voler comunicare un messaggio che andasse a toccare la sensibilità di molti miei coetanei. Con questa storia ho cercato di rinvigorire il legame che ci dovrebbe essere tra figli e genitori e di conseguenza nonni».
Nel video, disponibile su YouTube, sono stati inseriti diversi elementi dell’infanzia dei due fratelli Berta, in virtù del dolce ricordo dei nonni: «Le fragole preparate con zucchero e vino ce le cucinavano sempre i nostri nonni quando eravamo piccoli e passavamo i pomeriggi in campagna da loro».
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