Perquisito un cronista GdB, il direttore: «Un atto intimidatorio»
L'accusa è «istigazione alla violazione del segreto d'ufficio». È il reato contestato al collega Andrea Cittadini, nerista e giudiziarista del Giornale di Brescia, oltre che corrispondente Ansa, che stamattina ha ricevuto a casa la visita dei carabinieri del Ros.
I militari, su mandato della Procura di Brescia, hanno disposto il sequestro del telefono cellulare e del tablet aziendale al fine di effettuare una copia dell'intero contenuto. La presunta violazione del segreto sarebbe riconducibile a due inchieste; quella sul «caso Bozzoli» e quella sulla scomparsa di Sara, una giovane della Bassa poi ritrovata. Quali siano i segreti rivelati resta un mistero.
«Tutto questo è sconcertante» commenta Nunzia Vallini, direttore del Giornale di Brescia: «Apprendiamo dal decreto di perquisizione che se un giornalista fa il suo mestiere, commette un reato. Anzi, se lavora molto e bene, la cosa si fa sospetta al punto da diventare un istigatore di reato ed esecutore di un disegno criminoso».
Il Comitato di Redazione del Giornale di Brescia, nel condannare con fermezza quanto accaduto al collega Andrea Cittadini gli esprime totale e piena solidarietà. Siamo di fronte ad un vero e proprio atto intimidatorio non solo nei confronti del singolo giornalista, ma di tutta la redazione; un attacco alla libertà di stampa e al diritto di cronaca che non intaccherà in alcun modo il nostro lavoro e la nostra continua ricerca della verità.
L’unica colpa del collega Andrea Cittadini, che si occupa prevalentemente di cronaca giudiziaria, è stata quella di aver svolto con scrupolo e attenzione la sua attività professionale, come ha dimostrato quotidianamente con i suoi articoli.
La Redazione del Giornale di Brescia, che da sempre si contraddistingue per la sua obiettività, proseguirà ogni giorno nel suo compito, ma anche nel suo diritto e dovere di informare senza alcun timore e senza nessun altro padrone se non il lettore.
L'Ordine nazionale e quello lombardo dei giornalisti protestano per la perquisizione e le indagini a carico di un cronista di giudiziaria del Giornale di Brescia e collaboratore dell'Ansa, Andrea Cittadini. «A Cittadini viene contestato il fatto di essere in possesso di fonti d'informazione riguardanti il caso di una scomparsa e di Mario Bozzoli, raccontandone la cronaca dei fatti, e di aver «istigato ignoti pubblici ufficiali a violare il segreto d'ufficio», viene sottolineato in un comunicato.
«La ricerca della notizia, e cioè il ruolo e la missione del cronista, sono sviliti a istigazione a delinquere da reprimere per via giudiziaria - denunciano Alessandro Galimberti e Carlo Verna, presidente dell'Odg della Lombardia e nazionale -. La
Procura di Brescia apre una nuova frontiera nella educazione dei cronisti, ordinando il sequestro di telefono e tablet per scoprire l'intera rete delle relazioni professionali del collega all'interno e all'esterno del palazzo di giustizia. Il procuratore lombardo crea così un precedente pericolosissimo nella dinamica dei rapporti tra la magistratura e le persone che più da vicino ne devono raccontare (e democraticamente controllare per conto dei cittadini) l'attività, ipotizzando che
la semplice indagine giornalistica (cioè chiedere informazioni alle fonti) costituisca l'illecito penale di istigazione a delinquere, cioè far rivelare segreti d' ufficio ai dipendenti pubblici».
«Questa impostazione - concludono - non può essere accettata in un sistema, nazionale ed europeo, che respinge ogni forma di coercizione, diretta o indiretta, sui portatori del diritto dovere costituzionale di informare liberamente i cittadini/elettori di una democrazia compiuta».
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