Perché festeggiamo i santi Faustino e Giovita
La festa per i santi patroni Faustino e Giovita è legata ai fatti del 13 dicembre 1438. Si narra che sulle mura di Brescia, stretta in assedio dalle truppe milanesi di Niccolò Piccinino, apparvero le loro figure in difesa della città. I due respinsero le palle delle cannonate a mani nude e, secondo la tradizione, il condottiero sospese l’attacco esclamando: «Io combatto contro i fanti, non contro i santi».
Il 17 dicembre l’esercito milanese cessò definitivamente l’assedio e lasciò la città al suo destino.
La gioia per lo scampato pericolo si trasformò subito in festa per tutti i bresciani. Di comune accordo la municipalità innalzò ai martiri Faustino e Giovita al Roverotto, appunto nel luogo della loro apparizione, il monumento che ne ricorda l’intervento straordinario.
Da allora, e per molti decenni successivi, ogni anno il 13 dicembre il ricordo di quei fatti venne celebrato come un dono di libertà per le giovani generazioni, una grande festa coinvolgeva tutta la città e in particolare assicurava un regalo ai più piccoli. Per questo si ritiene che proprio da tale celebrazione discenda la tradizione tutta bresciana di festeggiare santa Lucia.
Ma chi erano Faustino e Giovita? Erano due nobili bresciani che, nel Secondo secolo dopo Cristo, intrapresero la carriera militare diventando cavalieri. Furono convertiti al cristianesimo dal vescovo Apollonio e subirono la persecuzione per non aver voluto sacrificare agli dei due giovani. Condannati a morte dopo un lungo martirio, vennero decapitati il 15 febbraio di un anno non meglio precisato fra il 120 e il 134 nella zona di porta Matolfa, chiamata successivamente porta Cremona.
I due sono Santi patroni di Brescia, ma anche di Sarezzo, Chiari, Darfo Boario Terme, Brembate, Villa d’Almè (nella Bergamasca) e Sorbolo, nel Cremonese, dove secondo la tradizione avrebbero sostato durante l’ultima deportazione verso la nostra città.
SI FESTEGGIANO ANCHE: Beato Bartolomeo Dalmasoni; Santa Giorgia; San Decoroso di Capua.
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