Per nonni e ragazzi l’isolamento sociale è un problema serio
Nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia, chi pubblicamente comunicava i dati dei contagiati e dei deceduti, ripeteva in modo quasi ossessivo che, comunque, a morire «erano persone molto anziane e già affette da altre patologie». Ed anche: «Si deve distinguere, ai fini statistici, se sono morte per Covid o con Covid». Nemmeno il tempo di superare questa macabra narrazione, che è scoppiata l’immane tragedia delle morti nelle Case di riposo. Non vogliamo parlare dei ritardi nella chiusura, delle indicazioni contraddittorie, della mancanza di dispositivi per il personale e di tamponi per gli anziani. Non vogliamo parlare solo della sofferenza seminata dal coronavirus.
«Noi siamo stati totalmente abbandonati, ma non abbiamo fatto altrettanto con i nostri ospiti - racconta Stefania Mosconi, direttore della Fondazione Casa di Dio -. E siamo convinti che sulle loro condizioni di salute abbia inciso molto quello che stava accadendo. Anziani che non hanno più potuto vedere i familiari, che vedevano noi completamente bardati, ai quali sono state negate le molte attenzioni che fanno sì che a quell’età valga ancora la pena vivere. Ogni famiglia ha vissuto il proproprio dolore. Noi li stiamo vivendo tutti».
Non a caso lo psichiatra Antonio Vita, elencando le nuove fragilità di cui i servizi devono farsi carico, al primo posto ha messo gli anziani: «Le restrizioni pesano moltissimo e sentono in modo più accentuato l’isolamento dai propri cari». Poi ci sono i giovani che da mesi non vanno a scuola, chiusi in casa a seguire le lezioni per via telematica. Da un’indagine online del sito Studenti.it è emerso che il 79% si definisce stressato, depresso, confuso, triste e apatico. Vita: «Sono ragazzi che perdono una parte di opportunità educativa e di socialità. Immaginiamo quanto sia difficile non incontrare gli amici e, soprattutto, rimanere sempre in casa. Vero, i giovani hanno molte risorse, ma la notte prima degli esami, l’emozione davanti al foglio bianco e alla commissione esaminatrice non si può barattare con nulla. È unica e a loro potrebbe essere negata».
Poi, ci sono coloro che soffrono di disturbi mentali: oltre centomila nella nostra provincia, cui si devono aggiungere le persone con doppia diagnosi, ovvero coloro che, oltre dipendenza patologica da sostanze, anche disturbi psichiatrici in comorbilità come disturbo bipolare, schizofrenia, depressione grave, disturbo ossessivo compulsivo o gravi disturbi di personalità. Dalle ultime rilevazioni sui consumi, quelli di alcolici sono raddoppiati nel mese di marzo. «Chi ha problemi psichiatrici è anche a maggior rischio di ammalarsi di patologie infettive - conclude Vita -. Si tratta, infatti, di persone meno consapevoli del rischio e che non hanno facilmente accesso alle cure, perché è difficile intercettarle. È vero, noi siamo in ansia per la situazione attuale, causa di effetti immediati e devastanti, ma lo siamo di più per quello che ci riserverà l’onda lunga di un’epidemia che lascerà molte ferite».
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