Per l'Ue l’aria di 137 Comuni bresciani è da multa

Nel Bresciano respirare aria pulita sembra essere proprio diventato un lusso. E sì: la «pressione industriale» c’entra, ma ancor di più c’entrano le politiche che (non) vengono messe in campo, incluse quelle che sulla carta ci sono, ma che procedono troppo a rilento. Due gli studi che puntano i fari sulla nostra provincia e sul nostro capoluogo: da un lato, l’analisi sulle zone in cui le polveri sottili (Pm10 in testa) sono talmente dense e con picchi fuori legge da fare infuriare persino l’Ue. Dall’altro, il report di Legambiente sulle «città Mez», acronimo di mobilità a emissioni zero, che boccia la città sul versante trasporti. Insomma, in entrambi i casi il quadro che emerge non è affatto lusinghiero.
Per quanto riguarda il capitolo aria - legato a doppio filo al tema della mobilità - a far pendere verso il rosso il saldo con l’Europa sono le multe comminate da Bruxelles. Inadempienze che sono a un passo dal costare carissimo alle casse pubbliche, con sanzioni che lievitano giorno dopo giorno, apparentemente senza destare grandi preoccupazioni. In cifre? Le procedure di infrazione in essere sono tre (2014/2147, 2015/2043, 2020/2299). Se si considera solo la prima (quella cioè già arrivata a «sentenza» pecuniaria) il conto è da capogiro: 2 miliardi. Significa 5,4 milioni di euro al giorno per un anno, sabati, domeniche e festivi inclusi. Un salasso al quale, secondo il dossier europeo, a contribuire direttamente sono state le cattive pratiche di ben 137 Comuni bresciani.
Eppure, negli ultimi anni, si è susseguita una serie di piani e di protocolli regionali o di bacino sull’aria: come mai non stanno funzionando? Le tre ragioni principali le spiega Legambiente. La prima: non servono piani se non raggiungono gli obiettivi nei tempi prefissati, se non si stanziano adeguate risorse o se non si accompagnano a strumenti normativi adeguati per raggiungerli. La seconda: attribuendo responsabilità e competenze solo alle Regioni, si esclude il livello nazionale che, però, resta determinante - ad esempio - per accise, tasse, Codice della strada, autostrade, ferrovie, aeroporti e porti. Il terzo errore sta nell’incertezza nel principio di responsabilità. «La competenza della redazione e la realizzazione degli obiettivi dei piani di tutela e risanamento nella norma italiana non corrisponde a chi ha la responsabilità e paga le sanzioni per il mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità dell’aria» si legge nell’edizione speciale 2021 del rapporto «Mal’Aria - i costi dell’immobilismo».
Si arriva così allo snodo delle politiche, anche di quelle territoriali. A snocciolarlo, sempre partendo dai dati, è ancora Legambiente, stavolta attraverso il dossier Mez. Nel quale emerge come Brescia sia la terza città lombarda per mobilità a emissioni zero, in coda a Bergamo e Milano. Un risultato che il nostro capoluogo - si dice nello studio - raggiunge però sostanzialmente grazie alla linea metropolitana.
«Purtroppo nessuna evidenza di importanti piani di elettrificazione di autobus o nuove linee ferroviarie» sottolinea la campagna (in collaborazione con Motus-E per CleanCities). Contrariamente a Bergamo, il nostro capoluogo ha «scarsa propensione allo sviluppo di nuovi servizi di sharing mobility», tanto che «a parte il piccolo car sharing di E-vai, non si va oltre ad un dignitoso ma modesto servizio di bike sharing». Ad un alto tasso di motorizzazione, corrispondono poi poche auto elettriche. Media la dotazione di colonnine e punti di ricarica pubblici per le auto elettriche, una rete che «dovrebbe essere di molto potenziata anche solo per sviluppare un buon servizio di sharing mobility elettrica». Legambiente non ha dubbi: «Alla seconda città della Lombardia è richiesta ben altra ambizione verso una mobilità sostenibile a emissioni zero entro il 2030-2040». Oltre alla Ztl e alle isole pedonali in centro, «bisogna incrementare l’intermodalità dei servizi, con una migliore combinazione tra trasporto pubblico locale e le diverse forme di sharing, a piedi e spostamenti sicuri in bici. Contiamo anche - conclude Legambiente - in una nuova e più attenta politica della sosta».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
