Per la «Frida Kahlo bresciana» una vita a colori dopo il dolore
Chi la conosce la definisce la «Frida Kahlo bresciana». Perché su uno sfondo ispanofono l’arte e la pittura diventano i co-protagonisti della rinascita umana dopo una vita tormentata. Elisa Neri, 26enne di Torbole Casaglia, vive a Barcellona da quando aveva 19 anni. E da lì, in una stanza piena di vita e di colori, racconta la sua storia, che inizia all'età di otto anni.
«A quell'età mi viene diagnosticata una malformazione fisica alla colonna vertebrale, che col tempo si sviluppa sempre di più fino a punto delicato» racconta. Elisa fatica a muoversi sempre di più. La fisioterapia intensiva e vari busti correttivi non bastano. Viene quindi operata e nel suo corpo viene inserita una struttura di titanio per impedire che la colonna continui il suo corso nella direzione sbagliata. Ma dopo nove anni torna l’incubo: Elisa si fa male sul lavoro, l’incidente provoca nel suo corpo un rifiuto dei pezzi in titanio. Quello è il momento più delicato della sua vita: «Per un anno e mezzo ho vissuto con un dolore lacerante, non potevo muovermi, avevo bisogno di aiuto per fare qualsiasi cosa».
La svolta
In quei mesi inizia però a dipingere e ad affrontare con altro animo le difficoltà: «Sono riuscita a sentire la vita come non l’avevo mai sentita e a sentirmi viva. Un passo alla volta ho ricominciato ad esistere, perché con la pittura riesco a ricollegarmi con me stessa in qualsiasi momenti di agitazione, di dolore, di stress. Senza di essa non so come avrei superato quel periodo, è stata la mia arma bianca di sopravvivenza». Nell’ottobre del 2019 viene di nuovo operata, le vengono rimossi tutti i corpi estranei e finalmente si lascia alle spalle quei problemi di mobilità che avevano caratterizzato più della metà della sua esistenza. Ma dietro di sé Elisa non ha lasciato macerie: «Ha significato un cammino molto affascinate di scoperta interna- riflette oggi con grande consapevolezza -, considero il mio percorso uno dei più grandi regali della mia vita». Col sorriso. Sorride, la 26enne bresciana trapiantata nella terra di Gaudì. E ancor di più lo fa quando la paragonano a Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón, la pittrice messicana affetta da spina bifida, che iniziò a dipingere dopo un incidente che le spezzò in tre punti la colonna vertebrale. Storie incredibilmente simili. «Per me è un’icona - ammette Elisa - per la sua forza e perché amo la sua percezione della bellezza e la sua capacità di trasmettere il dolore in una forma così dolce e immediata. È una delle fonti di ispirazioni più grandi per il suo coraggio». La giovane ora sta bene, si muove normalmente e ha iniziato a vivere appieno la sua vita. Ma continua (e continuerà) a dipingere.
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