Per diventare famosi c'è una tassa da pagare
Sono convinta che quelli sopra gli «anta» faticano a collegare il nome di Victoria De Angelis alle fattezze del suo viso. È celebre, non solo per il fatto che suona il basso con i Maneskin, ma soprattutto perché il suo modo disinvolto di svestirsi turba i nostalgici della morale. Del resto è più facile notare una persona che si presenta in pubblico pressoché nuda piuttosto del taglio perfetto del suo cappotto. Di recente «Vic» ha compiuto 23 anni, festeggiata dalla sua band con una torta di panna spiaccicata in faccia, e l’Istituto di ricerca Labodif, volendo studiare i commenti da un punto di vista simbolico, ha creato un post facendole gli auguri.
Il post ha scatenato una gragnola di messaggi offensivi, alcuni dei quali carichi di insulti talmente volgari che le amministratrici dell’account hanno preferito eliminarli. Ciò accade ogni qualvolta viene pubblicato un video o una nuova fotografia. L’identica situazione coinvolge anche Chiara Ferragni e Greta Thunberg, le quali hanno la straordinaria capacità di attrarre milioni di follower e nello stesso tempo addensano attorno a loro il sentimento abrasivo di tanti sconosciuti.
Questa pletora di individui che giudicano gli altri, troppo spesso indifferenti alle responsabilità delle proprie dichiarazioni, bruciano il loro tempo nello «scrolling», facendo scorrere sullo schermo le immagini dei social. Con un telefono in mano si trasformano in un popolo di rancorosi che riversa allo stesso modo offese indicibili o lodi sperticate verso tre giovani donne diverse alle quali basta mettere un hashtag davanti al nome, senza neppure il cognome, per essere individuate.
In un modo fintamente perfetto sono diventate le «pifferaie magiche». Con i corpi e le menti sono in grado di attirare schiere interminabili di individui addomesticati che le seguono come i ratti della favola dei Fratelli Grimm fino ad annegare nelle loro illusioni.
Sono donne potenti in grado di sfruttare la dimensione virtuale, guadagnare visibilità o milioni di euro, capaci di diffondere idee ambientaliste e scuotere l’indifferenza dei Governi. Donne che però subiscono non solo la misoginia maschile ma anche l’avversione femminile perché hanno divelto i paletti sociali e ne soffrono gli effetti.
«Le critiche sono la tassa per diventare famosi», quando si smette di essere garbate o dipendenti oppure ci si spoglia e si diventa irriverenti qualche vagonata di livore virtuale bisogna metterla in conto.
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