Pendolari in rivolta: vagonata di firme sotto le finestre di Palazzo Lombardia
«Ormai viviamo perennemente in emergenza: alla mattina usciamo di casa e l’unica cosa che sappiamo è che con la bicicletta o con la macchina arriveremo in stazione. Quello che succede da lì in poi è un’avventura». In queste parole è condensato tutto il disagio dei pendolari, che ieri sera a Milano hanno dato vita a una protesta proprio sotto le finestre di Palazzo Lombardia. Alla Regione e a Trenord chiedono un servizio efficiente e affidabile perché «non è possibile arrivare tutti i giorni al lavoro già devastati da viaggi che sembrano odissee». Con loro i rappresentanti dei vari comitati lombardi hanno portato le 30mila firme raccolte attraverso una petizione on line.
«È ormai passato quasi un mese - spiegano in una nota - da quando i promotori della petizione hanno chiesto a mezzo pec al presidente Fontana di fissare un appuntamento al fine di consegnare le firme raccolte nei mesi scorsi e aprire un confronto sulle criticità del sistema ferroviario lombardo». Senonché, «non è mai arrivata alcuna risposta». Ed è per questo che ieri i pendolari hanno indetto il presidio. «Come noto - viene aggiunto - sono anche passati ormai tre anni dall’ultima volta che sono stati convocati i tavoli territoriali con i comitati dei pendolari allo scopo di verificare l’andamento del servizio, la programmazione degli orari, l’utilizzo delle penali, ma anche di discutere le proposte da parte degli utenti ai fini del miglioramento qualitativo dell’offerta».
Nel coro di voci di protesta non poteva mancare quella dello storico comitato bresciano Sbiancalafreccia: «Non è più possibile accettare il silenzio di Trenord - lamenta Giancarlo Bontacchio - rispetto a ritardi, disservizi continui e materiale rotabile spesso vecchio e inadeguato». Il pensiero è rivolto anche agli utenti diversamente abili che da questa situazione sono «pesantemente penalizzati».
Reazioni
Alla manifestazione, che ha richiamato una cinquantina di persone, erano presenti alcuni esponenti politici, come il candidato del centrosinistra alle prossime Regionali, Pierfrancesco Majorino, convinto che «la Regione non sappia più cosa fare sulla mobilità in linea». Ma c’erano pure consiglieri regionali del Pd e dei Cinque stelle, oltre che rappresentanti dei Verdi e di Sinistra italiana. Un aspetto, questo, che non è passato inosservato agli occhi dell’assessore Claudia Terzi: «Scendere in piazza sventolando la tessera di un partito non è certo la strada giusta - commenta -. È un presidio che parla da solo: uno spot elettorale vero e proprio. La dimostrazione che si vuole buttare in bagarre una questione complessa come il servizio ferroviario regionale e che certi movimenti di pendolari sono più che altro un’emanazione politica che vuole ergersi a rappresentanza di tutti i viaggiatori lombardi».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato