Peccati in terrazza

Ingannare l’attesa dell’emergenza con dei racconti... uno al giorno come nel Decameron
Libri - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Ingannare l’attesa dell’emergenza con dei racconti... uno al giorno come nel Decameron. Sollecitati dalla proposta dello scrittore Nicola Fiorin, abbiamo lanciato ai lettori l’idea di inviarci dei racconti per l’eventuale pubblicazione sul giornale o sul nostro sito.

Chi volesse proporne uno, dovrà attenersi nel limite delle 3.500 battute, ed inviarlo a lettere@giornaledibrescia.it.

 

Il racconto dell'attesa

Quel mattino Guido Repere si destò con un presentimento. Non fece colazione, non aveva fame. Man mano che il tempo passava, il presentimento diventò sempre più assillante nella sua coscienza. Il tempo nel quale avrebbe dovuto andarsene era vicino. Lo sentiva, pur non avendo nulla di particolare da lamentare riguardo alla propria salute che era sempre stata ottima e lo era tuttora. Si sentiva diverso dagli altri giorni. Una calma inattesa lo pervase, come se il senso di ineluttabilità di quel fatto, invece di angosciarlo, lo stesse predisponendo a un dignitoso trapasso. Pensò, ovviamente, molte cose, ma fra tutte, una in modo particolare gli sembrava opportuno fosse fatta prima di andarsene. E ben presto cominciò a darsi da fare.
Era una fortuna che la moglie fosse andata al mare qualche giorno a trovare la sorella, una complicazione in meno. Avrebbe potuto muoversi più disinvolto nella casa, senza timore di preoccupare qualcuno, senza dover spiegare nulla, senza patemi d’animo. Aprì la vetrata scorrevole e uscì sulla terrazza al primo piano, tra i vasi di oleandri e di gerani rossi ben disposti e allineati. Guido si avvicinò ai fili per stendere i panni che erano tirati nell’angolo est della terrazza. Si rese conto che erano solo quattro, andavano dal cornicione alla balaustra, che in quel punto era stata opportunamente dotata di alcuni piccoli ganci. 
Ritornò in casa, si diresse in cantina dove trovò dell’altro filo plastificato verde e cominciò a tessere una fitta ragnatela di fili che percorrevano tutto quanto lo spazio sopra la terrazza in ogni direzione, sfruttando ogni più piccolo appiglio, chiodo, sporgenza per legare, annodare, fissare. Il risultato fu ragguardevole; ora di fili ve n’erano moltissimi. Guido guardò con un certo orgoglio il proprio lavoro e, partendo con ordine dal lato est della terrazza, cominciò a stendere per bene i propri peccati al sole. Lo faceva con giudizio, prendendoli dalla propria anima e collocandoli, uno dopo l’altro, ben stesi, esposti e arieggiati, bloccandoli, uno a uno, con le mollette stendi panni. Stava attento che nessun peccato impedisse al peccato adiacente di prendere i raggi del sole. D’altro canto Guido pensava tra sé e sé che se, a breve, avesse dovuto presentarsi davanti a Qualcuno a render conto della propria vita, era gioco forza presentarsi bene. I peccati sono peccati, ma, sicuramente, dei peccati ben stesi e asciutti, ordinati e puliti, avrebbero fatto tutt’altra impressione. Avrebbero perfino agevolato il lavoro di Chi doveva valutare il tutto per esprimere un giudizio. Per questo motivo, Guido, prestava la massima attenzione a quello che stava facendo, procedendo in modo minuzioso in questo esercizio di pre-contabilità dell’anima che lo assorbiva totalmente. Il sole batteva forte sulla terrazza esposta a sud, ma Guido non si scompose. Benché accaldato, mantenne un atteggiamento pieno di contegno e decoro, non spogliò neppure la camicia di tela a quadri. Le uniche distrazioni che si concesse furono un paio di spedizioni al rubinetto dell’acqua per dissetarsi e reidratarsi, a causa della copiosa traspirazione. Tutta quanta la mattina se ne andò. Guido Repere non pranzò, continuò anche per il primo pomeriggio a stendere peccati. Non era stato quel che si suol dire uno stinco di santo, ma neppure un peccatore indefesso. Qualche sosta se l’era concessa anche lui. Nel corso degli anni poteva annoverare diversi tentativi di conversione poi sfumati e addirittura una crisi mistica, in occasione della morte del suo più caro amico a causa di un male incurabile. Ora, però, si rendeva conto della gran mole di lavoro che si era procurato per l’ultimo giorno della sua vita terrena. Intorno alle ore sedici, il lavoro ormai volgeva al temine. Ancora qualche decina di peccati, e il gioco era fatto. Guido era rimasto così concentrato nel suo compito da non accorgersi che, verso ovest, il cielo si era improvvisamente incupito. Un intero settore del cielo si era caricato di un violento color blu cobalto e ora incombeva minaccioso. Guido non sapeva cosa fare; la grande nube, a vista d’occhio, si stava portando a ridosso dell’abitazione. Già in lontananza vide le fronde dei pioppi flettere sofferenti allo schiaffo del vento. Laggiù si vedevano foglie e piccoli rami divelti e scagliati nel turbinio della tempesta insieme alla polvere sollevata dal terreno riarso di luglio. Più in là il paesaggio ingrigiva fino a sparire dietro la fitta cortina del nubifragio. Guido rimase immobile a osservare, non poteva certo ritirare tutto quel che aveva steso. Se anche lo avesse voluto non ne avrebbe avuto il tempo. Comunque non ne aveva l’intenzione. La sua anima era leggera, i fili erano tesi ed ancorati come si conviene. Ogni peccato vi era fissato con le sua molletta; se anche qualcuno, a causa del temporale, si fosse accidentalmente staccato, l’avrebbe recuperato e riappeso. Si sa, gli scrosci di luglio durano quel che durano e il sole ritorna in fretta. Un primo alito di vento gli scompose i capelli, poi, in un battibaleno, scoppiò l’uragano. Guido si rifugiò nello studio e richiuse frettolosamente fuori dalla vetrata un gran turbinio di sabbia, foglie, steli d’erba e petali di geranio. Passò velocemente in rivista tutte le finestre di casa chiudendo accuratamente quelle aperte. Si ricordò che l’automobile era rimasta in cortile, ma ormai era tardi, lo scroscio dell’acqua si era fatto assordante così come i tuoni che si susseguivano incessanti. Il buio era quasi totale. Corse a staccare tutte le spine degli elettrodomestici per evitare danni ulteriori, poi si avvicinò alla porta della cucina a osservare. Vide cose che mai aveva visto prima di allora. La quercia secolare che nobilitava il grande cortile con le sue maestose fronde era come accartocciata su se stessa. Si vedevano distintamente tegole volar giù dai tetti delle case di fronte, sentì sinistri scricchiolii sulla propria testa e capì che la stessa sorte stava toccando anche al suo tetto. Le persiane sbattevano con violenza, poi, con gran fragore, la quercia sderenata dal vento, si schiantò al suolo mancando la sua automobile di pochi metri. Poi, di colpo, la tempesta sembrò placarsi. Il vento cessò, la pioggia insistette solo per poco. Guido Repere risalì nello studio. Affacciatosi alla vetrata, si rese conto che la tormenta aveva divelto tutti i fili sulla terrazza. Non solo. Tutti i peccati erano stati strappati insieme alle mollette stendipanni. Erano letteralmente scomparsi. Attese che la pioggia si placasse, poi usci. I vasi di gerani e di oleandri erano sconvolti, alcuni rovesciati, la passiflora sradicata e scaraventata in un angolo. Raccolse solo qualche peccatuccio rimasto impigliato qua e là tra i fiori e i detriti. Degli altri non era rimasta traccia, neppure in cortile; la furia del vento li aveva portati chissà dove, smarriti per sempre. Rientrò nello studio e constatò che i peccati rimasti erano davvero pochi. Raggiunse il divano rosso con i peccati residui sulla coscienza e si sedette. Non era poi male: una situazione imprevista che era venuta, in qualche modo, a modificare tutto il discorso contabile della sua anima. Si sarebbe presentato a Chi lo doveva giudicare con quel piccolo gruzzoletto insignificante di debiti e tutto a causa di quella benedetta tempesta di pioggia e vento; una inusitata forma di redenzione meteorologica. Non male, davvero niente male! Ora si sentiva decisamente più affaticato, si distese sul divano, chiuse gli occhi ed attese serenamente.


Note biografiche. Ugo Belloli, nato nel 1958, si occupa di cinema per ragazzi ed euro-progettazione didattica sulla formazione multimediale. Ha collaborato con Rai e Disney Channel ed è stato tutor in Facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell’Università Cattolica di Brescia. Ha al suo attivo la pubblicazione di un romanzo, un libro di racconti e una raccolta di poesie.

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