Pd, nei circoli bresciani avanti Bonaccini e domenica duello con Schlein ai gazebo

Il 44,28% degli iscritti ha preferito il presidente, ma il 26 dalle 8 alle 20 tutti possono scegliere
Stefano Bonaccini ed Elly Schlein: i due sfidanti prima del «match» televisivo su Sky
Stefano Bonaccini ed Elly Schlein: i due sfidanti prima del «match» televisivo su Sky
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Il primo round del congresso del Partito democratico (anche) a Brescia va a Stefano Bonaccini con il 44,28% delle preferenze.

I circoli hanno chiuso i battenti pure in Lombardia - dove, esattamente come nel Lazio, il voto degli iscritti era stato posticipato causa elezioni - e ora lo sguardo è già rivolto verso la sfida dei gazebo, in cui domenica 26 (dalle 8 alle 20) si consumerà la cronaca di un duello già annunciato: quello tra l’attuale governatore dell’Emilia Romagna e la sua ex vice Elly Schlein. In palio: la segreteria nazionale del «dopo Letta».

I numeri

Ad esprimere la propria preferenza nei 113 circoli bresciani sono state 1.790 persone su 2.900 iscritti tra città e provincia: di queste, 789 hanno scelto il governatore (44,28%), 652 la deputata bolognese (36,59%). Lontanissimi gli altri due competitor: 180 i voti per Gianni Cuperlo (10,10%) e 161 quelli per Paola De Micheli (9,03%), a cui si aggiungono cinque schede bianche e tre nulle.

Il nostro capoluogo è in controtendenza rispetto agli altri centri urbani dove - da Milano a Roma - a prevalere è stata Schlein: qui nei circoli Brescia est, nord, ovest e sud a prevalere è Bonaccini, mentre la parlamentare si aggiudica il circolo Brescia centro. Una curiosità la restituisce l’Unione comuni Valsaviore: qui il governatore dell’Emilia Romagna ha incassato solo due voti su 60, mentre Schlein è a quota 29 voti, a pari merito con De Micheli.

Saranno dunque Bonaccini a Schlein a sfidarsi domenica prossima ai gazebo. Il cambio di regolamento varato dall’allora segreteria guidata da Nicola Zingaretti aveva infatti ridotto da tre a due la corsa finale, dove può votare chiunque: non solo gli iscritti. Per farlo, domenica, nella nostra provincia saranno allestiti tra i 115 e i 120 seggi (di cui 16-18 in città): nessuno sarà quindi costretto a votare online per ragioni legate alla distanza dai seggi, la cui apertura sarà garantita anche nelle aree interne grazie all’impegno dei circa seicento volontari in campo.

Gli indecisi

Un percorso, quello congressuale, che è rimasto finora in sottofondo, quasi sfocato dalla campagna elettorale. Adesso però ci siamo: i due candidati più votati incrociano le spade e c’è chi è in difficoltà seria a compiere una scelta, a partire dalla corrente più a sinistra nel partito. A salvare i «tormentati» non ci sono più neppure quei giochi di parole che, da sempre, tanto piacciono alla maggior parte della classe dirigente dem. Tipo: «Non serve un nuovo partito, ma un partito nuovo». Oppure: «Meglio perdere che perdersi». Ancora: «Bisogna difendere la democrazia per rigenerarla e rigenerarla per difenderla».

Piccole inversioni lessicali, scandite per evidenziare il virtuosismo, che in genere danno soddisfazione perché non danno fastidio: in questo modo, infatti, se inverti le posizioni di forza tra le correnti, il senso tende a non cambiare.

Le consultazioni 2023, però, fanno eccezione: per la prima volta, il Pd sta celebrando un congresso dove il nome del vincitore o della vincitrice non è al 100 per cento sicuro già in partenza. Vincerà il riformista Stefano Bonaccini, favorito nella conta interna oppure prevarrà la radicale Elly Schlein, arrivata al congresso da non iscritta e pronta a sfondare alle primarie aperte? L’inedito sta creando un gran trambusto. E le domande chiave a cui le varie anime dem stanno cercando di rispondere sono sostanzialmente due: la prima è «chi meglio può salvare il Pd». La seconda è «chi meglio può salvare la corrente». Tutti, ovviamente, dicono di volere «un nuovo Pd». Ma - è il dubbio amletico che attanaglia gli indecisi - cosa è davvero nuovo e cosa no?

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