Pastiglie di iodio e supermercati: a Brescia nessuna corsa
La guerra in Ucraina ha dato il via, come era già successo durante la fase più acuta della pandemia di Covid-19, a un massiccio fenomeno di disinformazione, che dilaga soprattutto sui social network approfittando della difficoltà di verifica delle fonti online e facendo leva sulla comprensibile apprensione di chi legge. Alcune fotografie e post che stanno circolando in questi giorni sul web danno conto di presunte psicosi che starebbero coinvolgendo gli italiani ma, dati alla mano, si tratta di fake news che rischiano di generare allarmi ingiustificati.
Tra i numerosi esempi di notizie diffuse in modo fuorviante da quando il conflitto ha avuto inizio, ce ne sono due che hanno preso piuttosto piede: l’impennata di richieste di pastiglie di iodio nelle farmacie italiane, per proteggersi dagli effetti sulla salute di eventuali attacchi nucleari, e la corsa a fare provviste di scorte alimentari e acqua in bottiglia nei supermercati. Sono entrambe situazioni riportate in modo scorretto, nel senso che - allo stato attuale delle cose - in Italia non c’è nessuna emergenza e non c’è nemmeno una fobia collettiva.
Analizziamo i due argomenti, uno alla volta, e cerchiamo di fare chiarezza.
Pastiglie di iodio e farmacie
La guerra in Ucraina ha rinfocolato la paura della minaccia nucleare e nelle farmacie si è effettivamente registrato un aumento della richiesta di informazioni sulle pillole di iodio o sugli integratori a base di iodio, che in caso di radiazioni dovrebbero proteggere la tiroide. Questo però non significa che le linee telefoniche delle farmacie siano intasate o che siano state prese d'assalto. Semplicemente, sta accadendo che alcune persone che hanno intercettato «rimedi fai da te» contro le radiazioni si stanno informando sulla validità del metodo. Non ci sono code per comprare fantomatici pilloloni, anche perché non servono. In primis perché in Italia non c’è nessuna allerta di attacco nucleare, in secondo luogo perché, soprattutto se assunto senza ragione, lo iodio può essere molto pericoloso per la salute.
Ne abbiamo chiesto conferma a Marco Belloni, segretario di Federfarma Brescia: «Lo iodio ha senso assumerlo quando c'è il rischio di un’esposizione a iodio radioattivo, che può scaturire da un incidente nucleare entro i 200 chilometri dal confine nazionale. In questi casi, possono essere necessari dei preparati a base di iodio che non sono farmaci in commercio, ma vengono prodotti su indicazione del medico come preparato galenico o in apposite strutture pubbliche, come lo stabilimento farmaceutico militare». In Italia c’è un Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, in cui sono pianificate tutte le azioni necessarie (assunzione di medicinali compresa) per ridurre al minimo gli eventuali danni biologici.
Oggi non c'è alcuna necessità di assumere un farmaco o un integratore, che possono anche avere serie conseguenze sulla salute. «Lo iodio - prosegue Belloni - non va assunto a casaccio, perché è una sostanza che può provocare danni al nostro organismo se assunta in dosi inappropriate, senza che ce ne sia una necessità. Come per tutti i farmaci va valutato il rapporto tra rischi e benefici. In questo momento non c'è alcun beneficio perché non c'è nessuna necessità». Tradotto: procurarsi e prendere iodio adesso non avrebbe alcun senso.
Rifornimenti nei supermercati
A Brescia, ma anche nel resto d’Italia, non c’è nessuna psicosi collettiva da guerra, né una corsa all'accaparramento di beni di prima necessità nei negozi e nei supermecati. A differenza di quanto successo all’inizio della pandemia di coronavirus, i supermercati in questo momento non sono presi d’assalto dal pubblico per la paura di dover stare chiusi in casa per settimane.
Perché allora ci sono alcuni scaffali vuoti, soprattutto per quanto riguarda alcuni prodotti come pasta, farina e olio di semi? Ce lo spiega Daniele Frassine, direttore di Conad Brescia: «La scarsità di questi generi alimentari non sembra dipendere però dall'aumento dei consumi o dalla corsa all'acquisto, quanto piuttosto da un problema di approvvigionamento dei negozi. Le navi cariche di farine e olio di semi sono infatti ferme nel Mar Nero a causa della guerra». Si tratta perciò, al momento, di un inceppamento nella fase di consegna nelle merci, non di una razzia dei magazzini da parte dei clienti.
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