Parto d’emergenza nel parcheggio del Civile: fiocco azzurro in ambulanza
La giovane mamma sta bene: è in ospedale, in un letto del Civile, nel reparto di Ostetricia. E il suo bambino, nato ieri mattina poco dopo le 9, è lì accanto a lei. Una storia apparentemente come tante altre, tranne per un semplice particolare: il piccolo, il secondogenito della coppia, ieri non è venuto alla luce nella sala parto del nosocomio cittadino, bensì a bordo dell’ambulanza sulla quale viaggiava la ragazza, poco più che ventenne. A far nascere il neonato, di fatto già nel parcheggio del Civile, ci hanno pensato i tre volontari di Bresciasoccorso, che ieri mattina hanno vissuto un’esperienza semplicemente straordinaria.
«È stato incredibile - spiega, ancora emozionata Elisabetta, la capo equipaggio dell’ambulanza - Ora posso parlare di gioia, un momento unico che porteremo sempre con noi. Ma in quei momenti concitati non posso negare che eravamo soprattutto sorpresi. Direi spaventati».
La chiamata al 112 è arrivata attorno alle 9 da un’abitazione del quartiere Lamarmora. «Sapevamo che stavamo andando a soccorrere una donna, alla 35esima settimana di gravidanza, che accusava dei dolori. Ma non ci saremmo mai aspettati di dover gestire un parto - continua Elisabetta - e nemmeno lo mamma lo immaginava. Anche perché aveva dolori, ma tutto sommato stava bene. A casa con lei c’erano il primo figlio e il marito, ma sull’ambulanza è salita da sola».
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A sirene spiegate, il mezzo di Bresciasoccorso è arrivato in ospedale in meno di dieci minuti. A bordo, però, l’equipaggio per un attimo ha perso completamente il senso del tempo, in modo particolare quando ha saputo che avrebbe dovuto far nascere il piccolo, che evidentemente non aveva più intenzione di aspettare. «Soltanto l’autista aveva già assistito a un parto d’emergenza - conclude Elisabetta - Eravamo già nel parcheggio, a pochi metri dalla scala 1 del Civile: il personale dell’ospedale è sceso a prendere il neonato e la mamma in un secondo momento, ma del parto ce ne siamo occupati noi: ovviamente in contatto con la Centrale operativa. Durante il corso ti preparano per queste cose, ma viverle è un’altra cosa».
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