Parcheggio della metro al Prealpino, «no alla nuova palazzina»
Un no secco alla palazzina di 6 piani destinata a un utilizzo commerciale e direzionale prevista nell’ambito del progetto di ampliamento del parcheggio di interscambio con la metropolitana al Prealpino. Questa la posizione espressa dal Comitato per Casazza, che si dice in «totale disaccordo» con il nuovo edificio: quell’area, scrivono in un comunicato, «dovrebbe piuttosto essere piantumata, per mitigare l'impatto che il parcheggio con la movimentazione di migliaia di auto avrà sul quartiere». Se il parcheggio è ritenuto necessario, la palazzina viene vista solo come occasione di «speculazione edilizia» che non tiene conto delle specificità del quartiere.
Il progetto del Comune di Brescia e di Brescia Mobilità vogliono potenziare prevede un investimento da 11 milioni di euro che porterà da 400 a oltre 800 i posti auto disponibili, oltre alla palazzina.
«Si continua a dimenticare che Casazza è un quartiere residenziale che ha subito negli anni una trasformazione radicale, da zona di pregio agricolo e paesaggistico a sede di una tangenziale, una fabbrica per la lavorazione dell'acciaio, di un parcheggio da 1.000 posti auto, via Trumplina ad alto scorrimento e l'asse via Tirandi-via Mainetti che continua ad esserne considerato alternativa, l'edificazione del centro Futura per densificare lungo la metropolitana, e non dimentichiamo il progetto della bretella dell'autostrada della Valtrompia che incombe sul fronte nord insieme al progetto nel frutteto Santini confinante col parcheggio per la costruzione di 12 palazzine alte fino a 21,5 metri, vale a dire 6/7 piani». Un’opera contro cui lo stesso comitato aveva presentato ricorso al Tar nel 2012, quando la Loggia era guidata dall’amministrazione Paroli, però senza esito.
«Qui non si respira più - si legge nel comunicato - oltre che in inverno per le polveri sottili, dopo il taglio delle centinaia di alberi del pescheto, anche in estate ci sono giorni che l'ozono e gli altri inquinanti ti fanno soffocare. Noi ci aspettavamo una compensazione al danno ambientale subito negli anni e mai ripagato in termini di mitigazione». Il comitato chiede dunque di fermare il progetto e si appella, oltre che alla giunta Del Bono, al Consiglio di Quartiere di Casazza «affinché possano essere prese in considerazione le nostre istanze».
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